
Incredibile ma vero, gli Stati Uniti stanno vivendo una nuova emergenza Aids, dopo aver identificato la malattia ad Atlanta tra il 1981 e il 1982. Sembra che nello Stato dell’Indiana, famoso per la produzione di mais e per il circuito automobilistico della capitale Indianapolis, sia stato registrato un focolaio di casi infettivi non del tutto sotto controllo. Dallo scorso dicembre, nella contea di Scott, si sarebbero registrati dai 72 ai 79 episodi di infezioni, quando la media annua di contagio fino a qualche mese fa non superavo il numero di cinque. Secondo il governatore dello Stato Mike Pence, il problema è legato al consumo di droghe per via endovenosa, piaga che sferza con forza sulla povera gente della contea. Per arginare l’epidemia, Pence avrebbe autorizzato i funzionari sanitari ad attuare un programma di emergenza del quale non sono del tutto noti i dettagli. Si tratterebbe, comunque, di misure provvisorie che prevedono la sostituzione delle siringhe per fornire aghi sterili agli utilizzatori di droghe e abbattere il rischio di far circolare quelli infetti. Il tutto sotto la supervisione dell’Agenzia sanitaria statale. “Riusciremo a fermare il boom di casi – ha dichiarato Pence -; questa è un’emergenza per tutta l’Indiana ma siamo in grado di risolverla”.
Intanto, il governatore ha firmato il Religious Freedom Restoration Act, una controversa legge che si apre alla discriminazione gay. Chi sarà accusato di discriminazione, d’ora in poi, potrà appellarsi al proprio credo religioso che riconosca la sola unione in matrimonio di un uomo con una donna. Proprietari di negozi o imprese di servizi potranno rifiutarsi di servire coppie sposate gay. Quaranta anni fa, e per ben poco tempo, era opinione diffusa che il virus HIV riguardasse solo la comunità omosessuale e i consumatori di droga per via endovenosa. Ben presto si scoprì che si trattava di un’epidemia senza discriminazioni. Con questo doppio colpo, l’Indiana rischia di fare un atroce tuffo in un duro passato.
CM