
“Li avessi avuti tra le mani, li avrei massacrati”, queste le parole che si sarebbe lasciato sfuggire il comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri, generale Antonio De Vita, riferendosi alla rapina compiuta l’altro pomeriggio ai danni di un supermercato di Ottaviano, alle porte di Napoli, proprio da due uomini della Benemerita. Il comandante avrebbe aggiunto: “È un oltraggio a tutti quei colleghi che lavorano giorno e notte per la gente, spesso rischiando la propria vita”.
Nella rapina, alla quale è seguita una fuga, ha perso la vita il figlio del titolare del supermercato, il 28enne Pasquale Prisco, mentre in tutto sono nove le persone ferite, compresi due rumeni, dipendenti di uno degli esercizi commerciali riconducibili alla famiglia del ragazzo ucciso, che si sarebbero mossi nel tentativo di catturare i due banditi. Ciò che desta sconcerto è soprattutto il misero bottino per il quale si è scatenato il Far West, appena 1.300 euro.
I due carabinieri arrestati sono Claudio Vitale, 41 anni, di Cercola, sempre nel napoletano, e Jacomo Nicchetto, 33enne di Chioggia in provincia di Venezia. Entrambi facevano parte del Battaglione Mestre e si trovavano in Campania in permesso ordinario. Ora sono piantonati con ferite di lieve entità in un istituto penitenziario-ospedaliero di Salerno e sono stati immediatamente sospesi dal servizio. Secondo quanto si apprende, i due non ricoprivano più mansioni investigativo-operative.
Si scava anche nel passato dei due carabinieri, per cercare di capire cosa possa averli spinti a compiere un gesto simile; si scopre così che – secondo fonti di stampa – Vitale sarebbe stato trasferito a Mestre proprio per “punizione” in quanto frequentava persone poco raccomandabili. Padre di cinque figli e con un passato rispetto al quale si cerca oggi di vederci chiaro, visti i tanti sospetti su debiti di gioco e consumo di droghe, il ruolo di Vitale potrebbe essere la chiave per cercare di venire a capo dei motivi che hanno mosso i due uomini dell’Arma.
GM