Ucraina, la guerra non è finita. Armi, suicidi e nazisti al potere

Soldati ucraini nel Donbass (Brendan Hoffman/Getty Images)

Cosa sta succedendo in Ucraina? Nelle ultime settimane il livello di emergenza nel Donbass, la turbolenta regione del sud-est del Paese (teatro del conflitto con i separatisti filorussi di Donetsk e Lugansk), sembra essersi abbassato. Le prime pagine dei giornali non aprono più con le notizie da Kiev, che fino a due mesi fa sembravano essere così spaventose, parlando di minacce per la pace dell’intera Europa a causa del ruolo ambiguo giocato da Mosca nell’ambito degli scontri armati. Il silenzio degli ultimi tempi, però, insinua qualche piccolo sospetto che non fa fatica a trovarsi alcune legittimazioni. Innanzitutto, la leadership del presidente ucraino Petro Poroshenko è crollata ai minimi termini, evidentemente usurata dal confronto con il carisma e il peso internazionale di Vladimir Putin e degli altri esponenti dei Paesi membri dell’Unione Europea, come il francese Francois Hollande e la tedesca Angela Merkel.

Sorprende, a questo punto, la decisione del governo di Kiev di aprirsi ai neonazisti del partito di estrema destra Pravy Sektor. Poroshenko vorrebbe infatti affidare a Dmytro Yarosh, il leader di Pravy Sektor, un posto al ministero della Difesa. Ecco il profilo di Yarosh: antisemita, anti-russo, anticomunista. Dove risiede il motivo di questa scelta? A ciò si aggiunga un giallo a tinte fosche: nelle scorse settimane vi è stata una anomala “ondata di suicidi” che ha colpito ben 6 personalità di spicco del panorama politico ucraino. Le autorità hanno bollato la vicenda come “casuali coincidenze di drammi personali”. Ma anche in completa buona fede, non è facile credervi; a perdere la vita in circostanze misteriose sono stati tutti notabili vicini all’ex presidente filorusso Viktor Yanukovich: impiccati o con arma da fuoco, a morire sono stati ufficiali di polizia, deputati, governatori.

Per concludere, negli scorsi giorni mezzi blindati americani sono stati avvistati prima in Austria, diretti a Kiev, e poi in Ucraina. Poroshenko ha presenziato personalmente alla cerimonia di presentazione degli armamenti, ringraziando la Casa Bianca per gli stanziamenti di 75 milioni di dollari. Gli ingredienti sembrano esserci tutti: l’Ucraina sta per tornare una polveriera? A febbraio, a Minsk, c’è stato un cessate il fuoco bis. Se scoppia nuovamente una scintilla di guerra, qualcuno sarà in grado di intervenire ancora calando un tris di trattati di pace? O, al contrario, qualcuno altro vedrà scoperto il proprio bluff? In tutti i casi la posta in palio è altissima.

CM