Iraq, medici si rifiutano di curare gli jihadisti. Uccisi con un colpo in testa

(John Moore/Getty Images)

Secondo il canale satellitare iracheno Sumariya gli jihadisti avrebbero assassinato con un colpo alla testa una decina di medici che si erano rifiutati di curare i miliziani feriti. Confermerebbe la notizia un video diffuso dallo stesso Stato Islamico. L’ennesima strage sarebbe avvenuta a sud di Mosul, nel nord dell’Iraq, nei pressi di Hamam al Alil.  Qualche settimana fa «The Observer» aveva riferito di undici medici stranieri recatisi in Siria per unirsi all’Isis e curare i feriti. Era l’effetto di una campagna di reclutamento da parte dello Stato Islamico, evidentemente in difficoltà dal punto di vista logistico e sanitario. Tra le campagne di affiliazione rivolta alle donne emerge con sempre maggior evidenza la necessità di trovare “sorelle jhadiste”, le mujharat, che si dedichino allo studio della medicina e all’attività di pronto soccorso a sostegno dei miliziani. Con il prolungarsi del conflitto quella dell’assistenza ai feriti è diventa una prima necessità per i miliziani del Califfato. L’Independent ha riportato le rivelazioni di uno  jihadista britannico, Abu Saeed Al-Britani, che ha parlato di affiliati alla Jihad ammessi tra le fila dello Stato Islamico anche se non impugnano le armi, purché siano disposti ad offrire un servizio di natura logistica, come la cura dei feriti.

Intanto dopo aver perso Tikrit, per mano dell’esercito iracheno, i seguaci del Califfo hanno sferrato un attacco contro la capitale della provincia irachena di al Anbar, Ramadi. La controffensiva sarebbe iniziata nel sobborgo di Albu Faraj, dove gli  jihadisti avrebbero attaccato centinaia di famiglie e ostacolato la loro fuga piazzando dell’esplosivo su di un ponte che conduce  a Ramadi. L’azione  dell’Isis avrebbe causato in seguito la decapitazione di 25 persone, 37 secondo altre fonti. Secondo quanto riferito dai media arabi, i membri del sobborgo si sarebbero  rifiutati di consegnare le armi e di unirsi ai jihadisti in vista della battaglia contro le forze governative irachene. Il premier iracheno Haidar al Abadi ha infatti annunciato che dopo “la liberazione di Tikrit” l’offensiva contro lo Stato Islamico  si sarebbe rivolta non più su Mosul, autoproclamata capitale dello Stato Islamico in Iraq,  ma  verso la provincia  di al Anbar. Tutto questo mentre  a Falluja è stata pubblicata nelle moschee una lista di almeno 100 persone da uccidere “perché non hanno giurato fedeltà” al Califfato. La città è circondata dalle forze irachene  che si preparano a riconquistarla. La tensione è altissima e la strategia del terrore non conosce tregua. E tuttavia non sempre basta, come l’ostinato rifiuto dei medici iracheni sembra rivelare.