
Che Papa Francesco abbi definito “genocidio” la strage dei cristiani armeni all’inizio del secolo scorso è stato per la Turchia un colpo troppo forte. E da Ankara la reazione è stata immediata: dalla rappresentanza diplomatica della Turchia è stato infatti convocato l’ambasciatore vaticano il nunzio apostolico Antonio Lucibello per la consegna di una nota di protesta formale. Ankara ha espresso “la forte irritazione” per le parole di Francesco annunciando problemi nei rapporti con la Santa Sede. Dal suo account di Twitter il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu ha definito le parole di Bergoglio “senza fondamento” e “lontano dalla realtà legale e storica”. Una dichiarazione che quindi “non può essere accettata”. Il capod ella diplomazia turca ha aggiunto “i leader religiosi non devono alimentare le tensioni e l’odio con affermazioni infondate”. Alla dichiarazione è seguita la scelta di richiamare ad Ankara l’ambasciatore presso la Santa Sede.
Nel 2001 Giovanni Paolo II aveva menzionato il termine “genocidio” in un documento congiunto sottoscritto con il patriarca armeno Karekin Catholicos dove si parlava del massacro di un milione e mezzo di cristiani armeni. Jorge Bergoglio aveva già impiegato il termine prima di diventare Pontefice nel 2013 e almeno una volta in privato. Ma è stata la prima volta che un Papa pronuncia il termine in pubblico come è accaduto durante la commemorazione di oggi. Sebbene lo scorso anno il presidente islamico Recep Tayyip Erdogan abbia presentato per la prima volta le “condoglianze” della Turchia ai discendenti delle vittime, continua a rifiutare di riconoscere l’esistenza del genocidio, una posizione che è da sempre elemento di frizione con l’Unione Europea La scontro con il Vaticano avviene in prossimità delle cruciali elezioni politiche turche del 7 giugno. Erdogan sta ora assumendo posizioni intransigenti sulle questioni nazionali più delicate, nel tentativo di contenere la fuga di voti dal suo partito Akp verso i nazionalisti del Mhp.
Il genocidio armeno è riconosciuto da una ventina di Paesi, tra cui Italia, Argentina, Uruguay, Francia, Svizzera, Russia e Parlamento europeo. Il primo Paese al mondo a riconoscere il genocidio armeno, nel 1965, fu l’Uruguay. Lo seguirono altri Parlamenti: Russia, Olanda, Grecia, Francia, l’Italia nel 2001, Svizzera, Canada, Argentina, Svezia e Bolivia. Alcuni Paesi – come la Svizzera o la Slovacchia – arrivano a sanzionare la negazione del genocidio.
Armando Del Bello