
La Corte Costituzionale ha bocciato poco fa il blocco della perequazione sugli assegni superiori a tre volte il minimo Inps, previsto dalla riforma Fornero. La sentenza della Consulta ha in pratica stabilito che la norma che, per il 2012 e 2013, “in considerazione della contingente situazione finanziaria”,richiedeva che sui trattamenti pensionistici di importo superiore a tre volte il minimo Inps scattasse il blocco della perequazione è incostituzionale.
Si legge nella sentenza 70 depositata oggi, di cui è relatore il giudice Silvana Sciarra: “L’interesse dei pensionati, in particolar modo i titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio”.
La decisione di rinviare alla Corte Costituzionale il giudizio di legittimità su una delle riforme più controverse dell’ultimo decennio è stata presa nel luglio scorso da Pietro Maltese, giudice unico della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Liguria, secondo il quale la disposizione che blocca l’adeguamento automatico delle pensioni più elevate “mina il sistema di adeguamento di tali trattamenti pensionistici sganciandoli, per un tempo considerevole, dalle variazioni derivanti dal costo della vita, con conseguente violazione dei principi di sufficienza e adeguatezza”. A sollevare la questione di legittimità costituzionale erano stati anche il Tribunale di Palermo, sezione lavoro e la Corte dei Conti, sezione giurisdizionale per la Regione Emilia-Romagna.
Questa bocciatura avrà un peso rilevante nelle casse dello Stato: secondo le stime dell’Avvocatura dello Stato, fornite in occasione dell’udienza pubblica, questo sarebbe di circa 1,8 miliardi per il 2012 e circa 3 miliardi per il 2013. Nel corso della trasmissione DiMartedì l’ex ministro del lavoro, Elsa Fornero, aveva specificato che la riforma delle pensioni che porta il suo nome è modificabile per apportare miglioramenti: “Si possono fare aggiustamenti, ma non c’è la volontà né lo spazio per una controriforma. Le riforme non nascono perfette, possono essere sempre migliorate”.
GM