Fuga “impossibile” dal carcere di massima sicurezza di New York

Richard Matt e David Sweat

E’ la prima volta che dei detenuti riescono a evadere dalla prigione di Dannemora sin da quando è stata aperta, nel 1865.  Centocinquanta anni di tentativi frustrati dal sistema di massima sicurezza del Clinton Correctional Facility, questo il nome del luogo. Una prigione perfetta, troppo. Una prigione che rappresentava per lo Stato di New York quello che per una banca rappresenta, all’inverso, il caveau più profondo: l’inviolabilità. Dall’interno verso l’esterno. Il che vuol dire la certezza della pena, il destino segnato per sempre. Tutto scientifico, pianificato, dalla prima serratura all’ultima cella, fino a quando il guanto della sfida che quelle mura sembravano lanciare ogni giorno verso i loro ospiti è stato raccolto. L’esito è stato un’evasione “da manuale” come ha ammesso –   non senza un residuo di ammirazione –  il governatore dello stato di New York, Andrew Cuomo, che è andato di persona a constatare l’impossibile.  La  storia  è di quelle classiche: due detenuti, Richard Matt, 48 anni, e David Sweat, 34, sono evasi facendo un buco nel muro della cella e, seguendo una serie di cunicoli che sembravano aver studiato centimetro per centimetro, sono emersi da un tombino all’esterno della struttura. Uscire da una fogna e rinascere. La fuga dal Clinton Correctional Facility  è stata scoperta alle 5:30 del mattino, quando i secondini sono entrati nelle celle per la solita ispezione. Un controllo come un altro che è stato l’inizio di un giorno diversi dagli altri. Per loro, i due fuggiaschi, e per le forze dell’ordine dello’intero Stato di New York alle prese con una caccia all’uomo che fino a quel momento sembrava inimmaginabile. A cercare gli evasi  ci sono ora 200 agenti di polizia, sia dello stato che federali. C’è l’abbaiare dei cani e il rumore della pale degli elicotteri.  Non ci sono loro, Richard e David. Dei due rimangono solo i manichini realizzati con lenzuola e magliette nei letti in quella che è stata la loro cella e potrebbe non esserlo mai  più.  Due fantocci per simulare una presenza quando già correvano lontano. Dopo lo stupore le domande sul come.  Certo è che i due hanno usato attrezzi pesanti per raggiungere i tunnel sotto la prigione. Dove li abbiano presi, come abbiano potuto agire, è ancora un mistero: “Abbiamo più domande che risposte” ha detto Cuomo. Il piano di fuga, ha osservato “era elaborato, sofisticato” e “prevedeva l’uso del trapano attraverso pareti e tubi di acciaio” senza essere scoperti. Non una cosa semplice in un carcere di massima sicurezza. Per la polizia  i due fuggitivi “sono pericolosi”. Matt era stato condannato ad un minimo di 25 anni di prigione, e rischiava ancora l’ergastolo, per aver rapito un uomo e averlo pestato a morte. Sweat era condannato al carcere a vita senza possibilità di libertà vigilata per aver ucciso un poliziotto. Pericolosi e intelligenti, troppo.

Armando Del Bello