Esponente Pd contro Gay Pride, la replica: “Si dimetta”

Il Gay Pride di Roma (FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)
Il Gay Pride di Roma (FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)

Aveva contestato il Gay Pride svoltosi sabato scorso a Roma, a cui peraltro aveva partecipato gran parte della giunta di centrosinistra, in testa il sindaco Ignazio Marino, parlando di “volgarità, mancanza di rispetto e oscenità”. Poi Daniela Tiburzi, consigliere Pd e presidente Commissione delle elette Roma capitale, aveva rincarato la dose: “Non ho nessuna intenzione di sfilare ad un evento che toglie dignità alla causa per i diritti gay”.

Frasi che non erano piaciute ad Aurelio Mancuso, presidente di Equality e dirigente del Pd di Roma: “Il Comune di Roma ha una posizione differente dalla sua per una manifestazione che era sui diritti civili. Da presidente delle Elette, Tiburzi evidentemente non si riconosce nei valori fondanti dei trattati internazionali e della Costituzione e farebbe bene, quindi, a trarne le conclusioni”.

Alle reazioni interne al Partito democratico, ancora una volta diviso sul tema dei diritti civili, si aggiunge oggi quella della consigliere di Sel e storica esponente dell’universo Lgbt, Imma Battaglia, che ha rilevato: “Non è degna di presiedere la commissione delle elette, vada a rappresentare la Chiesa cattolica e a dire il rosario perché non può stare qua dentro. È indegna di rappresentare le donne con un sindaco che sta combattendo per i diritti civili e sabato era in prima fila al Pride insieme alla sua Giunta e io ero con la mia nipotina sulle spalle. Non può dire frasi come ‘mancanza di rispetto e volgarità’. Chi pensa che il segno croce lo liberi dai peccati guardi prima all’interno del suo partito”.

Lettera a Renzi

Ma la Tiburzi non indietreggia rispetto alle sue posizioni, anzi prende carta e penna e scrive al presidente del Consiglio, Matteo Renzi: “Non credo di aver offeso nessuno. Non ho nessuna intenzione di dimettermi dalla presidenza della Commissione delle Elette, e nel caso deve chiedermelo il mio partito, motivandolo, che invece proprio in questi giorni mi ha chiesto la disponibilità per confermare la presidenza anche dopo il riordino delle commissioni capitoline. Ribadisco che alcune parti del corteo di sabato non danno dignità ed è per questo che non ho partecipato al Pride”.

La Tiburzi si chiede “se ci sia ancora posto per i cattolici nel Pd. Nessuna crociata, per carità, né condanna o emarginazione per gli omosessuali. Per quel che mi riguarda, rivendico con forza il diritto-dovere dei laici di esprimere il proprio sostegno davanti a manifestazioni per il matrimonio e la famiglia. L’obiettivo è quello di realizzare una leale collaborazione nel profondo rispetto della laicità delle istituzioni. Quella sana laicità che sta a cuore ai cattolici, ma non può essere confusa con quel laicismo che vorrebbe fare della religione un fatto esclusivamente privato”.

GM