Muore nei campi del Salento mentre raccoglie pomodori

Raccolta dei pomodori (Joe Raedle/Getty Images)
Raccolta dei pomodori (Joe Raedle/Getty Images)

Ucciso dal caldo infernale di questi giorni: così è morto nei campi del Salento, tra Nardò e Avetrana, un sudanese di 47 anni, in  possesso di un regolare permesso di soggiorno con scadenza prevista per 2019, costretto a lavorare nelle ore più calde del giorno per guadagnare nella migliore delle ipotesi appena 6-7 euro l’ora. Su quel decesso, la procura di Lecce vuole vederci chiaro e il pubblico ministero Paola Guglielmi ha iscritto tre nomi sul registro degli indagati, con l’accusa di omicidio colposo.

Si tratta della titolare dell’azienda per cui il bracciante lavorava, del marito peraltro già coinvolto in un’inchiesta simile e dell’intermediario di nazionalità sudanese, a cui gli investigatori hanno sequestrato un quaderno con i nomi e i compensi dei lavoratori impiegati come braccianti. Polemiche anche sui soccorsi: secondo quanto si apprende, infatti, l’ambulanza sarebbe arrivata sul luogo della tragedia due ore dopo il malore accusato dall’uomo.

La morte del sudanese ha scosso gli attivisti per i diritti dei braccianti, da anni in lotta proprio in quell’area per chiedere maggiori tutele. Tra loro c’è Yvan Sagnet, 30enne camerunense, che ha raccolto il dramma di quell’esperienza in una sorta di diario dal titolo “Ama il tuo sogno” e che ha commentato così l’episodio: “Sulla Nardò-Avetrana, non lontano da Sant’Isidoro, è morto un cittadino sudanese a causa di un malore mentre lavorava nella raccolta dei pomodori. Si tratta del secondo morto nell’area di Nardò. A pagare il prezzo dello sfruttamento bestiale sono sempre i poveracci mentre gli imprenditori, l’ispettorato del lavoro e le istituzioni locali se ne fregano”.

GIUSEPPE GABRIELE MASTROLEO