Mafia Capitale, parla Buzzi: “Soldi anche a Zingaretti e Marino”

Il sindaco Marino e il presidente Zingaretti (TIZIANA FABI/AFP/Getty Images)
Il sindaco Marino e il presidente Zingaretti (TIZIANA FABI/AFP/Getty Images)

L’ex capo della Cooperativa 29 giugno, Salvatore Buzzi, è stato interrogato dal carcere in Sardegna dove si trova detenuto dall’inverno scorso, dopo la prima ondata di arresti per l’inchiesta Mafia Capitale, mettendo in imbarazzo con le sue parole due sindaci, Gianni Alemanno e Ignazio Marino, e un governatore di Regione, Nicola Zingaretti.

Ha spiegato quello che è ritenuto il braccio economico dell’ex Nar Massimo Carminati, parlando dell’amminstrazione comunale capitolina: “Con Alemanno comandavano gli assessori, con Marino i dirigenti dei dipartimenti. Nell’anomalia del Comune di Roma i 78 milioni di euro con Marino li decisero in maniera vaga addirittura senza appalto, quindi c’abbiamo questi meccanismi, capito? Cioè io le vorrei dire una cosa che sembra banale, i vuoti si riempiono, quindi se io non mi occupo delle cose il mio posto viene preso sicuramente da qualcun altro, quindi qual era il nostro problema quotidiano tutti i giorni? Era sbattersi tra la politica e tra i dirigenti, passà sui corridoi, assumere persone”.

Accuse quindi a Zingaretti e a un suo presunto accordo con il leader di Forza Italia Luca Gramazio, arrestato nella seconda ondata di misure cautelari. “Gramazio va da Zingaretti e gli dice: guarda, l’opposizione sono io non è Storace, che c’ha un solo consigliere, e quindi l’accordo diventa Zingaretti-Gramazio. Praticamente Zingaretti dice: Non ti preoccupare, fai questa cosa con Venafro [l’ex capo di gabinetto del governatore, Maurizio Venafro, anch’egli indagato, ndr], ci penso io con Venafro. Da quel momento in poi si parla solo con Venafro. Fatto l’accordo politico a monte col presidente poi parli col capo di gabinetto. Gramazio per essere sicuro che l’accordo fosse rispettato chiede che gli venga inserito un membro in commissione, perché era una gara da 90 milioni di euro”.

Accuse anche a Peppe Cionci definita come “la persona dei soldi“: “Se uno deve fare una campagna elettorale e se deve dare i soldi al comitato di Zingaretti si rivolge a Cionci, se devi dare i soldi a Marino, ti rivolgi a Cionci, tutti a Cionci. È un uomo abbastanza conosciuto a Roma”.

La replica di Zingaretti

Le accuse mosse da Cionci hanno scatenato la reazione del governatore Zingaretti: “Che poi alcune volte sò veri e alcune volte non sò veri. Con questa frase, parlando degli episodi che mi vedrebbero coinvolto, il signor Buzzi termina il racconto sulle sue tante teorie su di me davanti ai magistrati. Precisiamo: fatti in cui lui non è coinvolto direttamente ma che gli vengono raccontati da terze persone. Insomma lui stesso ammette che si potrebbe trattare di cialtronerie, di chiacchiericcio, di falsità. Siamo alla delazione per sentito dire”.

Zingaretti replica alle accuse di presunti accordi con le opposizioni: “Non esistono e non sono mai esistite spartizioni di nessun tipo. Non lo dico io ma lo dicono i fatti: in due anni e mezzo di presidenza della Regione con oltre 4 miliardi di bandi assegnati, le cooperative legate a Mafia capitale non hanno preso un centesimo. Non appena abbiamo avuto percezione di una possibile infiltrazione nel bando Cup, lo abbiamo immediatamente sospeso e ripresentato in collaborazione con l’Anac di Raffaele Cantone”.

GM