
Un presidente del Consiglio apparentemente sicuro di sé ha risposto oggi alle domande del Corriere della Sera. Racconta la sua Italia, il premier, e sembra impermeabile alle critiche: «Il Paese non è fermo. Vedo tanta energia. Dopo anni di palude, il Parlamento approva le riforme. L’Expo è una scommessa vinta contro il parere di molti. Gli indici di fiducia e i consumi tornano a crescere. Il turismo tira, in particolare al Sud. Si respira un clima di ripartenza. Dopo anni di segno negativo torniamo a crescere» Neanche l’obiezione su un crescita ancora ai minimi termini sembra farlo vacillare; concede il minimo all’interlocutore e subito torna a parlare di sé e del suo Governo «Vero, cresciamo poco. Non mi accontento dello zero virgola, ma vorrei ricordare che i precedenti governi avevano un netto segno “meno”. Adesso siamo al “più”. Cresciamo all’incirca come Francia e Germania: poco, ma finalmente come loro. Negli ultimi anni, invece, mentre loro crescevano noi perdevamo posizioni. In un anno abbiamo fatto legge elettorale, riforma del lavoro e della pubblica amministrazione, della scuola, delle banche popolari: una riforma che era nell’agenda del governo D’Alema, ministro del Tesoro Ciampi, direttore generale Draghi; allora furono costretti a fermarsi, noi non ci siamo fermati. Abbiamo rinnovato i vertici di Cdp e Rai, risolto 43 crisi aziendali, riaperto fabbriche da Taranto a Terni, approvato la responsabilità civile e il divorzio breve. E finisco qui …. » e torna quindi alla sua rappresentazione del Paese «L’Italia è in movimento, altro che ferma. Con buona pace di Salvini che organizza manifestazioni per “bloccare l’Italia”: sono vent’anni che siamo bloccati, ora è il momento di correre. Voglio proprio vedere quanti imprenditori del Nord-Est fermeranno le aziende per la serrata della Lega. I numeri dei contratti a tempo indeterminato sono buoni, anche dopo la correzioni»
Azzeriamo subito Tasi e Imu, nel 2017 l’Ires e nel 2018 l’Irpef
“Prodi le dice che non si abbassano le tasse su Twitter “ prova a ricordargli il Corriere. Pronta la risposta del premier « Chi guadagna meno di 1.500 euro al mese se è accorto eccome del taglio delle tasse» . E ricorda “le misure sul lavoro, dall’Irap agli sgravi contributivi per i neoassunti” per poi promettere l’imminente azzeramento di Tasi e Imu e dell’Ires per le aziende nel 2017 e l’Irpef nel 2018. E assicura «Non ci sarà nessun taglio alla sanità per non far pagare il ricco. Magari nella sanità ci sarà qualche poltrona Asl in meno e qualche costo standard in più. Ma sono tagli agli sprechi, non alla sanità». Non sembra vacillare neanche di fronte alle contestazioni raccolte dalla riforma scolastica «La Buona Scuola non è la riforma. È solo l’inizio. La riforma passa dal edilizia scolastica e dai 1673 cantieri che questa estate abbiamo aperto. La riforma passa da parole come merito, valutazione, qualità, autonomia, che necessitano di tempo ancora per essere impiantate nel mondo scolastico. Mi fischino pure, mi contestino, mi insultino; ma se ci sono centomila italiani che anziché zigzagare come precari diventano insegnanti, be’, io ne sono fiero». Abolire la tassa sulla prima casa è una battaglia berlusconiana” fa notare il Corriere: «Certo. Che male c’è? Questo approccio per cui se una cosa l’ha proposta Berlusconi allora è sbagliata è figlio di una visione ideologica tipica dell’antiberlusconismo: un movimento culturale e politico che non si preoccupava di definire una strategia coerente per il futuro, ma semplicemente di abbattere Berlusconi. Non è un caso se nessun governo del centrosinistra in quegli anni abbia avuto la forza di durare una legislatura. Perché? Perché stavano insieme contro qualcuno, non per qualcosa. Se il governo D’Alema avesse avuto la forza di fare quello che hanno fatto Blair e Schröder sul mondo del lavoro avremmo avuto il Jobs act vent’anni prima».
“Nessun rischio per le Riforme”
Riforme costituzionali a “rischio zero ” per il Governo, assicura Renzi: «Non vedo nessun rischio. I numeri ci sono. Chi ci dice che mancano i numeri sono gli stessi che dicevano che mancavano i voti sulla legge elettorale, sulla scuola, sulla Rai, sul Quirinale. Se vogliamo forzare possiamo farlo» anche perché, assicura, l’appoggio di Verdini non lo imbarazza «Il gruppo di Verdini ha già votato le riforme al primo giro. Mi stupirei del contrario. La mia minoranza firma gli emendamenti con Calderoli e Salvini, Grillo e Brunetta; e dovrei imbarazzarmi io?». Dice di credere più in Verdini che in Berlusconi «Un giorno vuole il Nazareno Bis, un giorno le elezioni anticipate. Da quelle parti hanno poche idee, ma confuse. Se le chiariscono e vogliono confrontarsi siamo qui. Altrimenti bye bye». E non teme scissioni nel PD, il premier «Non credo che D’Alema e Bersani la preparino una scissione ma il congresso del 2017. E se candidassero Letta contro di me sarebbe molto divertente. Potremmo confrontare i risultati dei rispettivi governi e riflettere sui risultati ottenuti quando abbiamo avuto responsabilità nel partito. Del resto sia Enrico che io abbiamo già avuto esperienze di primarie. L’alternativa al PD si chiama Matteo ma di cognome fa Salvini. L’alternativa a questo governo è il populismo».
“La Merkel non giudica il nostro bilancio. La Germania deve fare le riforme ….”
“Come sono davvero i rapporti con la Merkel? Pensa di convincerla ad allentare i vincoli di bilancio?” domanda il Corriere « Rispetto al bilancio, lei non è la nostra giudice. Anzi! Anche la Germania deve cambiare, stimolando la domanda interna e facendo a sua volta riforme strutturali nei settori in cui è più indietro. Quanto al deficit: siamo tra i pochi Paesi europei che rispettano la soglia del 3%, continueremo a farlo». Si dice fiero anche sui passi avanti compiuti sulla riduzione dei costi della politica: «Abbiamo fatto molto, dal finanziamento ai partiti alla cancellazione di quasi 4 mila poltrone nelle Province. Siamo intervenuti sulle auto blu. Abbiamo messo un tetto ai dirigenti pubblici, con uno stipendio che può arrivare al massimo all’indennità del capo dello Stato, 240 mila euro. Se passerà la riforma della Costituzione come l’abbiamo scritta un consigliere regionale non potrà prendere più del sindaco del comune capoluogo. Ma di cosa parliamo ancora? Oggi un politico prende meno non solo di un tecnico o di un giornalista…. Oggi la vera sfida è ridurre il numero dei politici, come abbiamo fatto con le Province e come vogliamo fare col Senato. E controllarli di più».
“Le Unioni Civili si fanno. Punto”
II cardinale Bagnasco si è espresso contro le unioni civili, ammonisce il Corriere «Le unioni civili si faranno, ho i numeri. Punto. Anche qui: usciamo da vent’anni di scontri ideologici». Ne ha per Marino, il premiere – «Nessun commissariamento. Il sindaco sa che deve solo lavorare» – e torna sulla questione migranti, già affrontata nei giorni scorsi al Meeting di Rimini «Credo stia emergendo la verità sui migranti: non è un problema italiano su cui speculare per mezzo punto di sondaggio, ma una grande crisi mondiale e europea da affrontare a Bruxelles. Le drammatiche immagini di quei bambini asfissiati nel Tir, di quei bambini uccisi nelle stive delle navi ci dicono che l’Europa deve cercare una strategia Non dobbiamo solo tamponare l’emergenza, ma anche avere un ruolo maggiore in Africa e in Medio Oriente. Investire di più sulla cooperazione internazionale. Agevolare i rimpatri. E bloccare i trafficanti di uomini, per sempre.L’Europa deve smettere di commuoversi e iniziare a muoversi. È finito il tempo dei minuti di silenzio: si scelga finalmente di superare Dublino e di avere una politica di immigrazione europea, con un diritto d’asilo europeo. Questa sarà la battaglia dei prossimi mesi». Il premier intende si dice intenzionato a promuovere « un’ unica politica europea di asilo, non tante politiche quanti sono i vari Paesi. Andremmo negli Stati di provenienza per valutare le richieste di asilo, evitando i viaggi della morte. Gestiremmo insieme anche i rimpatri». L’intervista conferma l’immagine del Renzi tanto che il Corriere non sembra poter fare a meno di sottolinearlo: “Nei mesi scorsi sono uscite sue intercettazioni che mostravano uno stile di una certa spavalderia, ai limiti della ribalderia.2 «La rivoluzione non è un pranzo di gala, no? Il sogno di un percorso di cambiamento, iniziato dalla Leopolda cinque anni fa, sta diventando realtà. E ci riusciremo, senza guardare in faccia nessuno, senza rispondere a potentati o gruppi di interesse. Qualcuno dice che siamo maleducati o spavaldi? Lo pensino pure. Il mio obiettivo non è stare simpatico. È lasciare una macchina pubblica capace finalmente di funzionare. Tutto il resto è fuffa.
ADB