
Operai al lavoro sulla Cristoforo Colombo per coprire l’avvallamento che una settimana fa avrebbe causato il decesso dell’imprenditore nel settore costruzioni e grandi opere, Claudio Salini, rimasto vittima di un incidente stradale mortale. Secondo quanto ricostruito, l’uomo si trovava a bordo della sua Porsche quando – per cause ancora poco chiare – si è schiantato contro un albero all’altezza di via Giustiniano Imperatore. Per evitare tragedie simili, il Comune ha autorizzato i lavori di copertura del dosso, cancellando in questo modo tracce che potrebbero essere utili per il prosieguo delle indagini.
La scelta di coprire il dosso è stata molto contestata, sia perché sulla morte di Salini si indaga per omicidio colposo, ipotizzando che proprio l’asfalto sconnesso sia all’origine della tragedia, sia perché nei giorni scorsi si sono fatte insistenti le voci – non confermate in via ufficiale – che l’auto sia stata volontariamente sabotata. E’ soprattutto su quel dosso che però la Procura, anche viste le precise richieste dell’avvocato Oliviero De Carolis, legale della famiglia Salini, vuole vederci chiaro.
Sembra che dopo settimane di colpevole negligenza, i cartelli a ridosso dell’avvallamento che potrebbe aver fatto sbandare la Porsche 911 di Salini siano comparsi solo il giorno successivo all’incidente e che a tal proposito sia stato anche posto un segnale di limite di velocità a 30 all’ora. Fatto sta che l’inchiesta del pm Liguori è solo all’inizio e uno degli elementi su cui si sarebbe dovuto lavorare, ovvero il presunto dosso killer, è stato già eliminato.
GM