Germania, migranti ospitati nell’ex campo di Buchenwald

WEIMAR, GERMANY - APRIL 12: View at the entrance gate of the Buchenwald Nazi concentration camp with the inscription 'To each his own' during the marking the 70th anniversary of the camp's liberation which takes place at the Buchenwald memorial on April 12, 2015 near Weimar, Germany. The Nazis began incarcerating mostly political prisoners at the camp in 1937, and later added Jews and prisoners-of-war in an operation that provided slave labor for factories in the region. An estimated 56,000 prisoners died at Buchenwald before its liberation by U.S. troops on April 11, 1945 following an uprising by prisoners. (Photo by Jens Schlueter/Getty Images)
(Jens Schlueter/Getty Images)

Una decisione che ha fatto discutere quella del Governo tedesco che ha pensato di ospitare temporaneamente 21 migranti nell’ex campo di concentramento di Buchenwald, in cui persero la vita circa 56000 persone tra cui 11000 ebrei. Si tratta di rifugiati che stanno attendendo  di sapere se la loro domanda di asilo sarà accettata e che ricevono vitto, alloggio e una modesta cifra quotidiana per provvedere alle prime necessità. L’idea di ospitare i migranti nell’ex lager, dove gli edifici dell’epoca sono stati sostituiti con case costruite negli anni ’50, è stata presa a gennaio dal sindaco della città che ha tirato dritto per la sua strada, nonostante le polemiche suscitate nel resto del Paese. La storia, nel periodo dell’emergenza migranti, è stata riportata alla luce alcuni giorni fa dalla stampa inglese, riaprendo vecchie ferite tra alcuni sopravvissuti allo sterminio. «È una sensazione tremenda» ha detto alla stampa Miriam Spitzer, 77 anni, di Tel Aviv. «Se la Germania ha deciso di accogliere migranti, lo faccia in luoghi più idonei. Quel campo di concentramento va conservato come tale. È un museo per ricordare la tragedia, non può trasformarsi in un luogo di alloggio». Fra il 1937 e il 1945 – nota Maariv – a Buchenwald, complessivamente 250 mila persone furono internate e costrette ai lavori forzati. Al suo interno furono anche realizzati irripetibili esperimenti medici.

Roberta Garofalo