
In seguito agli esposti presentati da Fratelli D’Italia e dal Movimento 5 Stelle, la procura di Roma ha aperto un fascicolo sulle spese del sindaco Ignazio Marino, in particolare quelle fatte con la carta di credito del Campidoglio. Al momento, nel fascicolo, affidato al pm Roberto Felici del pool che si occupa di reati contro la pubblica amministrazione, non ci sono né ipotesi di reato né iscrizioni. L’avvio dell’indagine è stato disposto dal procuratore capo Giuseppe Pignatone in seguito alla presentazione degli esposti. Secondo le due forze politiche, è ipotizzabile il reato di peculato.
Nello specifico, le richieste di chiarimento riguardano alcuni pranzi e cene effettuati da Marino in giorni festivi, come la cena del giorno di Santo Stefano 2013 al ristorante “Antico Girarrosto Toscano”, dove il sindaco avrebbe pranzato con la sua famiglia. Fabrizio Ghera, capogruppo di FdI, denuncia inoltre che il plafond della carta di credito è stato portato da 10mila a 50mila euro. Contro Marino e le spese di quel conto, le illazioni sono decine: in poco più di due anni, ci sono 30 cene consumate da “Archimede a Sant’Eustachio”, a pochi passi dalla casa del sindaco, dove spesso i convitati erano due.
Ci sono infine i viaggi all’estero di Marino a fare la “voce grossa” nel conto spese, come se non bastassero le recenti polemiche che hanno “costretto” a esprimersi anche Papa Francesco. Ci sono ad esempio 6mila euro di spese per il viaggio a New York a fine 2013, dei quali 1.850 euro per il noleggio di un pulmino dalla ditta “Nikkolino Limousine”, poi quasi mille euro per una missione a Bruxelles, e ancora la ricevuta del Ritz Carlton di Filadelfia, intestata a “Ignazio Marino della Thomas Jefferson University”, Ateneo dove però il sindaco non insegna più da anni.
GM