
E’ finita l’era di Ignazio Marino: 26 consiglieri dell’assemblea capitolina di Roma – 19 del PD, 2 della Lista Civica per Marino e gli altri delle opposizioni – hanno firmato le dimissioni. A nulla è valso l’estremo colpo di testa del Sindaco, ieri, per evitare l’epilogo anticipato della sua avventura in Campidoglio. I consiglieri del PD e quelli degli altri partiti che hanno aderito all’inedita alleanza per far decadere il Sindaco si sono riuniti negli uffici di via del Tritone. Hanno trattato per tutta la mattinata le modalità per presentare le firme, l’atto è stato ratificato davanti a un notaio. Le operazioni negli uffici consiliari sono terminate poco dopo le 15. Le dimissioni sono state protocollate in Campidoglio. L’atto produce un effetto domino: fa decadere il Primo Cittadino, la Giunta e l’intera Consiliatura. In mattinata il Primo Cittadino aveva provato ancora a resistere: «C’è un sindaco che ha deciso di ritirare le dimissioni dopo lunghe riflessioni perché vuole spiegare ogni aspetto sia alla magistratura, sia alla politica, sia all’amministrazione nel luogo della democrazia». Un confronto che il Primo Cittadino riteneva cruciale «Il Paese dovrebbe chiedersi perché c’è un sindaco così ostinato e determinato a volere andare nel luogo della democrazia e spiegare tutto a romani e romane. E dovrebbe chiedersi perché la politica, in ogni modo e con ogni strumento, vuole evitare il confronto pubblico e dare spiegazioni. Perché la politica non vuole che si eserciti il diritto alla democrazia? Perché non vuole un dibattito guardandosi negli occhi?». Marino insisteva: «Noi viviamo in un paese democratico e i confronti democratici non si fanno in stanze chiuse, dove gli eletti del popolo vengono persuasi a utilizzare strumenti burocratici per ritirarsi in massa e per evitare un confronto pubblico, e aperto a voi, all’Italia a tutti. Sono convinto delle mie azioni e della mia integrità e anche per questo vorrei un confronto pubblico». Parole pronunciate nelle stesse ore in cui veniva diffusa la notizia che il Sindaco era indagato. Indiscrezione presto confermata del diretto interessato. «Sono indagato? È evidente che è un fatto. C’è stata una denuncia da parte di Alleanza nazionale, Fratelli d’Italia e Movimento 5 Stelle sulla base della quale io mi sono recato in Procura come persona informata dei fatti. L’iscrizione è un atto dovuto da parte della magistratura per completare le indagini e decidere se c’è una colpa o non c’è. Sono convinto della mia azione amministrativa e della mia trasparenza». Poco dopo la notizia delle dimissioni dei consiglieri, i sostenitori di Marino hanno iniziato ad affluire in piazza del Campidoglio. Sui cartelli scritte come: «Partito democratico…arrivato Democristiano». Tra questi un cartello appeso da alcuni sostenitori di Sel sul portone d’ingresso della sede consiliare del Pd che gli uscieri e subito rimosso. «Oggi è morta la democrazia».
ADB