
Il giorno dopo il pensiero torna sempre a lei. Era successo dopo l’irruzione nella sede di Charlie Habdo, dopo gli attacchi di Bruxelles e Copenahen e dopo ieri sera. “Parigi è persa: qui l’odio per gli infedeli, è sovrano e gli imam vogliono sovvertire le leggi laiche in favore della sharia“. Lo scrisse Oriana Fallaci tra le prime voci in Occidente a ridare contro l’impossibilità dell’integrazione: “Illudersi che esista un Islam buono e un Islam cattivo – disse – ossia non capire che esiste un Islam e basta che tutto l’Islam è uno stagno e che di questo passo finiamo con l’affogar dentro lo stagno, è contro Ragione. Non difendere il proprio territorio, la propria casa, i propri figli, la propria dignità, la propria essenza, è contro Ragione. Accettare passivamente le sciocche o ciniche menzogne che ci vengono somministrate come l’arsenico nella minestra è contro Ragione. Assuefarsi, rassegnarsi, arrendersi per viltà o per pigrizia è contro Ragione. Morire di sete e di solitudine in un deserto sul quale il Sole di Allah brilla al posto del Sol dell’Avvenir è contro Ragione. E contro Ragione anche sperare che l’incendio si spenga da sé grazie a un temporale o a un miracolo della Madonna”. Parole che feriscono forse ancora più dei morti di Parigi perché quei morti li avevano preannunciati. Fallaci sembra ora la perfetta Cassandra: vedeva nell’integrazione un Cavallo di Troia a da cui si sarebbero calati i nemici. E così e davvero sembrato, stanotte, quando le immagini delle persone che si calavano dalle finestre hanno destato l’attenzione di un giornalista di “Le Monde” che non doveva prende un aereo per filmare una tragedia, ma l’ha vista dalla finestra della cucina che dava in una stretta ne retro del Bataclan, il teatro dove era accaduto di tutto. Non a Gerusalemme, a Damasco o a Tunisi: ma Parigi. La gente moriva all’interno e lui, il giornalista di “Le Monde” che chiedeva “cosa è successo?” come se davvero vivesse su un altro mondo o non si accorgesse che quel mondo, fino a pochi mesi fa, documentato con linee di demarcazioni invalicabili, non esiste più: orami tutto può accadere. E’ il mondo che aveva visto chiaramente, anni fa, Oriana con il suo sguardo concentrato all’inverosimile nel scorgere il pericolo, fino a sembrare una visionaria. La visione è reale e il sogno è quell’incubo di cui ci parlava. Un incubo che è diventato realtà come lei, la pazza, ci ammoniva.
“E’ solo l’inizio”
Un Occidente frantumato, inerme ha assistito allo spandersi di una macchia di sangue e non ha fatto nulla. Mesi di incontri, sanzioni, contromisure e minacce, certo: ma non verso l’Isis. Contro la Russia di Putin. E tornano ancora utili le parole di Oriana: “Il Corano – non mia zia Carolina – ci chiama «cani infedeli» cioè esseri inferiori poi dice che i cani infedeli puzzano come le scimmie e i cammelli e i maiali”. Parole che richiamano subito un passaggio delle rivendicazioni notturne sotto la sigla Isis, dopo la strage: “La Francia e quelli che la seguono devono sapere che restano tra i principali obiettivi dello Stato Islamico e che continueranno a sentire l’odore della morte per aver preso la guida della crociata, per aver insultato il nostro profeta, per essersi vantati di combattere l’islam in francia e colpire i musulmani nelle terre del Califfato con i loro aerei che non vi sono stati utili nelle vie maleodoranti di Parigi. Questo attacco non è che l’inizio della tempesta, un avvertimento per coloro che vogliono meditare su questa lezione”. Già le maledoranti vie di Parigi, scrive l’Isis o qualcuno in suo nome stanotte, lasciando sottintendere che è un luogo di sporcizia la Francia, frequentata dai “maiali”.
“Parigi capitale degli abomini”
Un disprezzo, un odio che la Fallaci aveva percepito profondamente, come giornalista, scrittrice e donna: “È il Corano non mia zia Carolina che umilia le donne e predica la Guerra Santa, la Jihad. Leggetelo bene, quel «Mein Kampf», e qualunque sia la versione ne ricaverete le stesse conclusioni: tutto il male che i figli di Allah compiono contro di noi e contro sé stessi viene da quel libro. È scritto in quel libro”. Un annuncio che il comunicato jihadistia di rivendicazione della strage, stanotte, conferma alla lettera: “In un attacco benedetto Allah, un gruppo di soldati del Califfato – che Allah gli doni potenza vittoria – ha preso come bersaglio la capitale degli abomini e della perversione che porta la bandiera della croce in Europa, Parigi. Un gruppo di martiri è avanzato contro i nemici, cercando la morte nel sentiero di Allah per umiliare i nemici”. La replica a queste sembra venire dal passato, dalla Fallaci, ed è rivolta non all’Islam, ma all’Occidente: “Intimiditi come siete dalla paura d’andar contro corrente cioè d’apparire razzisti – parola oltretutto impropria perché il discorso non è su una razza, è su una religione – non capite o non volete capire che qui è in atto una Crociata alla rovescia. Abituati come siete al doppio gioco, accecati come siete dalla miopia, non capite o non volete capire che qui è in atto una guerra di religione. Una guerra che essi chiamano Jihad. Guerra Santa. Una guerra che non mira alla conquista del nostro territorio, forse, ma che certamente mira alla conquista delle nostre anime. Alla scomparsa della nostra libertà e della nostra civiltà. All’annientamento del nostro modo di vivere e di morire, del nostro modo di pregare o non pregare, del nostro modo di mangiare e bere e vestirci e divertirci e informarci. Non capite o non volete capire che se non ci si oppone, se non ci si difende, se non si combatte, la Jihad vincerà. E distruggerà il mondo che bene o male siamo riusciti a costruire, a cambiare, a migliorare, a rendere un po’ più intelligente cioè meno bigotto o addirittura non bigotto. E con quello distruggerà la nostra cultura, la nostra arte, la nostra scienza, la nostra morale, i nostri valori, i nostri piaceri”.
ADB