
“Le conseguenze” per la Turchia sono iniziate. La crisi diplomatica tra Moska ed Ankara dopo che il caccia Sukhoi 24 dell’aviazione russa abbattuto dagli F-16 turchi al confine con la Siria è stata segnata, nelle ore successive, da risposte immediate di parte russa. Mosca attraverso il Ministero della Difesa si è detta pronta a “distruggere qualsiasi bersaglio aereo che rappresenti una minaccia” per i suoi aerei. Lo ha dichiarato il generale dell’esercito Sergei Shoigu, parlando con il presidente russo Vladimir Putin. Nella base aerea russa di Latakia, in Siria, dove si trova l’incrociatore Moskva, verranno dislocati il sistema missilistico antiaereo S-400 e un’altra batteria di S-300. I sistemi di difesa missilistica S-400 saranno estesi anche alla base di Hmeimim, in Siria. Intanto il Ministero degli Esteri ha raccomandato ai cittadini russi di non recarsi in Turchia, mettendo in guardia i connazionali: “restarvi a è un pericolo”. E a ribadire che la Russia continuerà “senza dubbio” i suoi raid aerei contro obiettivi Isis vicino al confine turco dove ieri è stato abbattuto il jet russo ha provveduto Dmitry Peskov, portavoce di Putin. “Ci piacerebbe che i terroristi e i militanti stessero lontano dal confine turco, ma sfortunatamente tendono a stare nel territorio siriano vicino al confine turco”. Una tesi contestata, a distanza, da Recep Tayyip Erdogan che ha dichiarato: “Non ci sono terroristi di Daesh – l’Isis, ndr – nella regione di Bayirbucak a Latakia”. Ma il presidente turco, come vedremo, ha tenuto il punto per poco. Intanto sull’incidente di ieri il Ministero della Difesa russa rendeva noto che uno dei due piloti è stato ucciso a terra; in soccorso dei piloti abbattuti si era diretto nella zona un elicottero russo, costretto a un atterraggio di emergenza nella provincia di Latakia dopo essere stato colpito da un missile anti-carro sparato dai miliziani. L’equipaggio di questo elicottero sarebbe stato portato in salvo da un secondo elicottero d’emergenza, ma uno dei membri della squadra è rimasto ucciso. L’ambasciatore russo in Francia, Alexander Orlovsecondo ha reso noto che il secondo pilota dell’aereo militare russo abbattuto ieri dalla Turchia “è stato recuperato dall’esercito siriano” e tratto in salvo.
“La Turchia fa affari con il petrolio dell’Isis”
Sull’incidente di ieri questa mattina il premier russo Dmitry Medvedev ha dichiarato “Le azioni sconsiderate e criminali delle autorità turche hanno causato una pericolosa escalation nelle relazioni tra Russia e Nato, che non è giustificabile da alcun interesse, nemmeno dalla protezione dei confini statali. Secondo Medvedev “la Turchia ha dimostrato di proteggere i militanti dell’Isis“. “Questo non sorprende – ha aggiunto Medvedev – considerando le informazioni in nostro possesso sugli interessi finanziari diretti di certi dirigenti turchi nella fornitura di prodotti petroliferi realizzati dagli impianti dell’Isis”. Una tesi, quella di Medvedev, ritenuta pienamente fondata dal politologo americano Edward Luttwak che ad Affaritaliani.it ha dichiarato: “La Turchia ha tradito la Nato negli ultimi tre anni quando si è rifiutata di cooperare e ha permesso allo Stato Islamico di diventare forte comprando il petrolio. Mentre gli americani armano i curdi, che combattono l’Isis, i turchi li bombardano.” Il premier russo Medvedev ha elencato, tra le possibili conseguenze dell’abbattimento del jet, la cancellazione di alcuni importanti progetti con la Turchia: dalla costruzione di una centrale nucleare al gasdotto Turkish Stream. Le conseguenze economiche non si fermano qui. Secondo Medvedev molte compagnie turche potrebbero perdere partecipazioni sul mercato russo.
Le giustificazioni di Ankara
Ieri Ankara ha giustificato l’abbatti meno accasando il velivolo russo di essere entrato nel suo spazio aereo e di aver ignorato i ripetuti avvertimenti con cui gli è stato chiesto di allontanarsi. La Russia ha negato lo sconfinamento; Putin ha affermato che il velivolo non minacciava la Turchia ed è caduto 4 chilometri all’interno del territorio siriano e il velivolo russo non avrebbe mai attraversato il confine turco. Lo sconfinamento secondo la Russia riguardava semmai l’F16 che ha attaccato e abbattuto il caccia russo Su-24 entrando nello spazio aereo siriano. Inoltre, secondo la versione russa, la Turchia non avrebbe mai tentato di entrare in contatto con l’equipaggio del jet di Mosca. La Duma già ieri ha accusato Ankara di “aiutare i terroristi dell’Isis”. Accusa ribadita da Putin nel corso di un incontro con il re di Giordania Abdullah II. Il presidente russo ha accusato la Turchia – e indirettamente la Nato, in caso ne prendesse la difesa – di voler “fare gli interessi dell’Isis”. Putin ha preannunciato “inevitabili conseguenze” per la Turchia, accusata di “complicità con il terrorismo”. La zona in cui sarebbe caduto il caccia è stata oggetto nei giorni scorsi di un’offensiva del regime di Damasco, sostenuta dall’aviazione di Mosca. Il capo di Stato maggiore dell’Esercito libero siriano, Ahmed Berri, il jet russo “aveva appena bombardato dei civili nel villaggio di Jisr al-Shughur”. L’ordine di abbattere il jet militare al confine con la Siria sarebbe giunto direttamente dal premier turco, Ahmet Davutoglu, informato della violazione dello spazio aereo dal capo di Stato maggiore, Hulusi Akar. “È nostro diritto internazionalmente riconosciuto adottare tutte le misure necessarie contro chiunque violi il nostro spazio aereo o le nostre frontiere” ha affermato il premier. Venerdì scorso il ministro degli esteri turco aveva ufficialmente protestato con l’ambasciatore russo Andrey Karlov sugli attacchi aerei russi antiterrorismo in Siria. Al centro della protesta gli “sconfinamenti” e bombardamenti anche nella zona siriana popolata dai turkmeni. L’avvertimento era stato chiaro: “smettetela o ci saranno conseguenze”. Il giorno prima dell’abbattimento Ankara aveva inviato una lettera ufficiale al presidente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e al segretario generale Ban Ki-moon nella quale condannava i raid aerei di Mosca a ridosso del confine, in particolare quelli condotti con le bombe a grappolo.
Obama e Hollande
Per gli americani l’abbattimento è scaturito da un “problema ricorrente” nelle operazioni condotte dai russi in territorio siriano. Il presidente Usa, Barack Obama ieri sera interveniva sulla crisi affermando “la Turchia ha il diritto di difendere il proprio spazio aereo e il proprio territorio. La Russia deve spostare l’obiettivo dei suoi interventi per colpire l’Isis e non i ribelli anti Assad – ha proseguito. La pace in Siria va vista attraverso i principi consolidati a Vienna”. Una posizione, quella Usa, sostenuta dalla Francia “Dirò a Putin che la Francia può collaborare con la Russia – ha dichiarato il presidente francese François Hollande ieri in visita alla Casa Bianca – se la Russia decide di concentrare i propri sforzi sull’Isis”. In Siria “dobbiamo assicurare una transizione politica che porti all’uscita Assad, perché non si può pensare che i siriani possano riunirsi con chi è all’origine di uno dei più grossi massacri di questi anni. Ci vuole un governo di unità”.
Dietrofront
Il fronte Usa – Europa è durato poco. La reazione russa ha provocato immediate dichiarazioni in controtendenza rispetto a quelle, apparentemente più risolute, di poche ore fa. Oggi il presidente Usa Barack Obama è ha espresso “il sostegno di Usa e Nato al diritto della Turchia di difendere la sua sovranità” ma al tempo stesso ha sottolineato la necessità di una de-escalation delle tensioni con la Russia. Un messaggio che Erdogan sembra aver recepito immediatamente. La Turchia – ha infatti assicurato il presidente Erdogan – vuole evitare qualunque dissapori con la Russia. “Non abbiamo assolutamente alcuna intenzione di provocare una escalation dopo questa vicenda” ha detto il leader turco parlando a un forum di paesi musulmani riunito a Istanbul. Nelle stesse ore il Ministro degli Esteri turco contattava l’omologo russo Serghiei Lavrov. “Abbiamo aspettato spiegazioni dalla parte turca ieri e al più alto livello. Meglio tardi che mai” ha detto Lavrov commentando il colloquio avuto con l’omologo turco. “Il ministro degli Esteri turco ha offerto le proprie condoglianze alla Russia e ha espresso rammarico per l’incidente, ma allo stesso tempo ha tentato di giustificare l’azione intrapresa dall’aviazione turca”. Rapida resa con l’onore della armi, dunque.
Armando Del Bello