Il Papa: “La corruzione c’è anche in Vaticano, dobbiamo combatterla”

Papa Francesco
(GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images)

Papa Francesco ha parlato davanti ad uno stadio pieno di giovani in Kenya. Proprio di fronte a questa speciale platea ha deciso di affrontare un tema tanto spinoso quanto a lui caro: la corruzione. Senza tanti peli sulla lingua il Pontefice ha parlato di questo problema, questa tentazione che riguarda anche il Vaticano stesso: “Anche in Vaticano ci sono casi di corruzione. Ci entra dentro come lo zucchero, è dolce, ci piace, è facile. E poi finiamo male, facciamo una brutta fine. Finiamo diabetici o il nostro paese finisce per ammalarsi. Ogni volta che accettiamo una tangente, distruggiamo il nostro cuore, la nostra personalità e la nostra patria. Per favore, non prendete gusto a questo zucchero che si chiama corruzione”.

Il Papa dopo l’incontro allo stadio si è recato nell’enorme baraccopoli di Nairobi, uno dei luoghi più poveri del mondo. Qui, viaggiando come sempre ad auto scoperta senza troppe preoccupazioni per la sicurezza, ha detto di sentirsi a case e di trovarsi in mezzo a “fratelli e sorelle che, non mi vergogno a dire, hanno un posto speciale nella mia vita e nelle mie scelte”. Nel suo discorso ha poi “urlato” a gran voce il no al nuovo colonialismo e all’ingiustizia dell’emarginazione urbana: “Sono le ferite provocate dalle minoranze che concentrano il potere, la ricchezza e sperperano egoisticamente mentre la crescente maggioranza deve rifugiarsi in periferie abbandonate, inquinate, scartate”. Il Papa poi non poteva non parlare di povertà: “Qui si sente la presenza di Gesù perché Lui è sempre dove sono i poveri, gli ammalati, i carcerati, i diseredati, quelli che soffrono. Il Vangelo ci impone di uscire verso le periferie della società e di trovare Cristo nel sofferente e in chi è nel bisogno. Il Signore ci dice, con parole inequivocabili, che ci giudicherà su questo! È triste quando le nostre società permettono che gli anziani siano scartati o dimenticati! È riprovevole quando i giovani vengono sfruttati dall’attuale schiavitù del traffico di esseri umani! In quanto cristiani, non possiamo semplicemente stare a guardare, stare a guardare cosa succede, e non fare niente. Qualcosa deve cambiare! Le nostre famiglie devono diventare segni ancora più evidenti dell’amore paziente e misericordioso di Dio, non solo per i nostri figli e i nostri anziani, ma per tutti coloro che si trovano nel bisogno. Le nostre parrocchie non devono chiudere le porte e le orecchie al grido dei poveri”.

F.B.

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