
Paul Gascoigne, ex centrocampista della Lazio, stravolto dall’alcol e droga è un’immagine che fortunatamente non gli appartiene più. Eppure, fino a poco tempo fa era una storia all’ordine del giorno. Lo era sicuramente nel 2010, quando fu coinvolto nella caccia a Raoul Moat, un ex culturista pluripregiudicato di 37 anni che non accettava di essere stato lasciato dalla fidanzata 22enne, madre di uno dei suoi tre figli, per un altro uomo. Per questo motivo, il 3 luglio 2010 Moat fece fuoco contro la coppia a Birtley, nel nord-est dell’Inghilterra, uccidendo Chris Brown e ferendo l’ex Samantha Stobbart. Da quel momento iniziò una lunga caccia all’uomo, durante la quale Moat ferì due poliziotti. L’inseguimento durò un’intera settimana, fino a quando Moat non si asserragliò all’interno di un edificio. Le forze speciali della polizia lo circondarono per ore, cercando di trattare con l’uomo per convincerlo ad arrendersi e rifornendolo di cibo e acqua. Alla fine, Moat decise di farla finita sparandosi un colpo di fucile in testa. A sorpresa, arrivò in piena notte anche Gascoigne, che provò a entrare nell’edificio ma fu allontanato dalla polizia. E oggi Paul ricorda così: “Ero stravolto, bevevo whisky e tiravo cocaina. Poi ho visto le immagini in diretta tv, e siccome conoscevo Moat quando era un bambino, pensai che dovevo fare qualcosa. L’ispirazione mi è venuta mentre tiravo, saranno state 14 strisce in tutto, e allora decisi di portargli del pollo, della birra e delle canne da pesca. Andare a pescare mi aveva aiutato molto in passato, così decisi che gli avrebbe fatto bene. Quando dissi al tassista di portarmi sul posto, tremava terrorizzato e quando mi dissero di andare via, ero disperato: quel pollo stava diventando freddo. Al mattino seguente, mi svegliai e vidi che avevo qualcosa come 250 chiamate perse sul cellulare: non ricordavo nulla, eppure sapevo che dovevo aver combinato qualcosa di grosso”.
MD