Scomparso nel nulla da sei mesi, appello del padre

Daniele Potenzoni (foto dal web)
Daniele Potenzoni (foto dal web)

Sono passati quasi sei mesi da quando Daniele Potenzoni, 36 anni, originario di Pantigliate, piccolo Comune in provincia di Milano, è scomparso a Roma dopo essere salito sulla metro, alla stazione Termini. Si trovava insieme a un gruppo di 14 ragazzi disabili, accompagnati da tre educatori del Cfp di Borgo Lombardo, e avrebbe dovuto partecipare all’udienza di Papa Francesco. Nella confusione della metro, però, Daniele Potenzoni si è disorientato e gli accompagnatori lo hanno perso di vista.

Nelle scorse ore, è tornato ad accendere i riflettori sulla scomparsa del figlio, Francesco Potenzoni, 63 anni, di professione camionista, che si chiede: “Se mi fermo io, chi lo cerca mio figlio?”. Prosegue il genitore: “Mi ero tanto raccomandato: fate attenzione a Daniele, che non è mai andato via da Pantigliate senza di noi e se succede qualcosa si spaventa e non sa chiedere aiuto. Ma che non ti fidi? Lo portiamo a vedere il Papa a San Pietro, non sei contento?”.

“No che non ero contento” – dice Francesco Potenzoni – “però l’ho accompagnato a Rogoredo a prendere il treno, gli avevo messo in tasca settanta euro, il tesserino della mutua, la boccetta delle pastiglie, una la mattina e una la sera, un foglietto con i numeri dei fratelli, che così ce li aveva subito sotto mano, ma niente, quelli me l’hanno perso nella metropolitana, l’hanno lasciato solo e il mio ragazzo da sei mesi non si trova più”. Nel corso di una fiaccolata a Pantigliate, papà Francesco ha sottolineato: “Me l’hanno perso e adesso se ne stanno tranquilli a casa loro, noi invece come facciamo senza di lui?”.

“Non può essergli successo niente di brutto, Daniele è troppo buono, da bambino studiava tanto e mi diceva: papà, da grande farò il medico o l’avvocato, poi un giorno, aveva 18 anni, non ci ha capito più niente. Nemmeno un mostro potrebbe fargli del male”, è la certezza di Potenzoni padre, che infine spiega: “Dormo con il cellulare sotto il cuscino. Prima o poi so che lo troveranno. E quando tornerà gli dirò: guarda un po’ quanto ci hai fatto penare, sei finito pure sui giornali”.

 

GM