La nonna pusher passerà un altro Natale in cella

Stefanina Malu (foto dal web)
Stefanina Malu (foto dal web)

A settembre dello scorso anno, Stefanina Malu è stata sorpresa dai carabinieri nella sua abitazione nel quartiere San Michele, a Cagliari, mentre stava confezionando 200 dosi di cocaina ed eroina. Niente di trascendentale, se non fosse che la donna ha oggi 83 anni ed è la detenuta più anziana d’Italia, che anche quest’anno passerà le festività natalizie dietro le sbarre della Casa circondariale di Cagliari-Uta.

Sottolinea Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”: “Stefanina Malu, la nonnina della Casa circondariale di Cagliari-Uta, resterà in carcere. Nonostante le condizioni di salute precarie e l’età avanzata, la donna si è vista respingere l’istanza per ottenere gli arresti domiciliari. Una scelta certamente meditata ma che in considerazione dell’età lascia perplessi”. La Caligaris spiega di aver appreso che “la donna ha recentemente manifestato problemi respiratori e cardiologici”.

“In particolare nelle ultime settimane, Stefanina Malu è apparsa depressa e confusa” – ha aggiunto l’esponente  per i diritti dei detenuti – “Durante i colloqui con i volontari ha manifestato mancanza di memoria e una viva preoccupazione per la sua salute.  Le sue condizioni sono monitorate dai medici ma non lasciano indifferenti le agenti della Polizia penitenziaria che mostrano nei suoi riguardi una particolare attenzione”.

La Caligaris riassume l’iter giudiziario della Malu, in carcere per la prima volta nel 1962: “Affetta da numerosi gravi disturbi, aveva ottenuto per le condizioni di salute il differimento della pena nel 2009. Era stata nuovamente condotta in carcere nel giugno 2012 perché le sue condizioni di salute erano risultate discrete a una visita di controllo. Poi era tornata a casa anche per poter accudire il figlio non autosufficiente, poi deceduto. Durante i domiciliari, però, non avrebbe tenuto un comportamento corretto e ciò ha comportato il suo ritorno dietro le sbarre. Forse un ricovero in una Residenza sanitaria potrebbe ridurre i disagi consentendo all’anziana donna una condizione più idonea ai suoi problemi”.

GM