
“Una grave e insanabile lacuna”, così Riziero Angeletti e Francesco Zacheo, avvocati difensori di padre Gratien Alabi, definiscono la decisione di scartare la traccia di sangue rinvenuta nel garage di casa di Mirco Alessandrini e Guerrina Piscaglia da parte dell’accusa, che la bollò come irrilevante ai fini delle indagini ed “estranea” alla vicenda della scomparsa della casalinga di Ca’ Raffaello.
Gli avvocati difensori del prete congolese, sotto processo in Corte d’Assise ad Arezzo con l’accusa di omicidio volontario e distruzione di cadavere, tornano a parlare della traccia ematica in questione, lasciando intendere la seria intenzione di sollevare durante il processo delle obiezioni in merito, citando il fatto come una delle prove che la Procura avrebbe indagato sempre e solo ‘a senso unico’, puntando il dito esclusivamente sul loro assistito. Secondo quanto riportato da Il Corriere di Arezzo, quella traccia lasciata sull’interruttore del garage di casa Alessandrini apparterrebbe ad un uomo mai identificato. Di quella macchia non si conosce la datazione, e in quanto accertamento irripetibile perché il reperto è andato distrutto, sottolineano i legali di padre Gratien, non si potrà mai sapere se sia appartenuta ad un membro della famiglia di Guerrina o ad un estraneo.
MD