
Maurizio Falcioni massacrò di botte la sua fidanzata, Chiara Insidioso Monda. La giovane ventenne finì in coma, e soltanto dopo 11 mesi iniziò a dare segni di risveglio. Era il 2014 e l’uomo, se così si può chiamare, fu condannato in primo grado a 20 anni di carcere. La ragazza, che aveva ricevuto da Falcioni calci e pugni in testa ed era stata sbattuta violentemente contro il muro più volte, aveva nel frattempo passato un terribile calvario ospedaliero. Il primo drammatico intervento in urgenza, nella notte del 4 febbraio 2014, per evacuare l’ematoma che si era formato in seguito alle percosse e per effettuare una decompressione della scatola cranica, i due successivi delicatissimi interventi al cervello e la ricostruzione della teca cranica con tecnologia avanzata elaborata al computer. Poi undici mesi di coma e il risveglio che aveva dato speranze. Chiara è viva sì, ma è di fatto in stato semi vegetativo. E proprio così ha voluto mostrarla a tutti suo padre, per far vedere che cosa aveva fatto quell’uomo. La rabbia del papà di Chiara si era poi acuita, e come dargli torto, quando la sentenza d’appello arrivò a dare lo scorso novembre un cospicuo sconto di pena. Ben 4 anni in meno di carcere per il mostro che aveva ridotto in fin di vita la sua ragazza. Un vero e proprio scandalo giudiziario che i genitori di Chiara avevano voluto denunciare così: “Che l’imputato abbia chiesto scusa in udienza conta poco, lui uscirà fra 16 anni dal carcere, Chiara invece è condannata a vita” aveva detto la madre. Mentre il papà rivolgendosi proprio alla figlia aveva detto: “Oggi mi piacerebbe avere la possibilità di sapere che potrei portarti via da questa Italia. Bruciare la mia carta d’identità sarebbe un sogno. Io non mi sento rappresentato più da nessuno in questo paese. Si fanno ricorrenze, si fanno salotti e si parla di violenza sulle donne, ma al dunque chi fa del male a una donna ne esce sempre meglio di chi è vittima. Chiare’ oggi non ci vediamo, so’ stato male e non mi sento bene, ma vedrai che domani mi rialzo e ci rivediamo. Tu sei la mia guida e ti ringrazio perché senza di te non posso stare”.
Oggi a distanza di qualche mese arrivano le motivazione di quella sentenza così assurda ad una prima analisi. Ecco in sintesi il perché la Corte d’appello di Roma abbia deciso per lo sconto di pena: “La volontà omicidiaria appare chiara e indiscutibile, ma il fatto che l’imputato non abbia abbandonato la vittima e che abbia consentito che fosse soccorsa e curata deve essere valutato ai fini della rimodulazione della pena”. Forse le motivazioni fanno ancora più rabbia della sentenza stessa. Di certo non rendono giustizia alla povera Chiara e a tutte le donne costrette a subire violenze dagli uomini e a vedere, spesso, impuniti questi atti.
F.B.
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