Roberta, “gli inquirenti non vogliono scavare nel boschetto”

Roberta Ragusa (foto dal web)
Roberta Ragusa (foto dal web)

“Si tratta di una donna sulla quarantina, che ho sentito telefonicamente e conferma di aver assistito a qualcosa “di sospetto” nel boschetto indicato nell’articolo su Corriere.it”, lo ha fatto sapere il giornalista Fabrizio Peronaci attraverso il suo profilo Facebook, in merito alla presunta testimone oculare della sepoltura di Roberta Ragusa, la donna sparita nel nulla da Gello, in provincia di Pisa, la notte del 12 gennaio del 2012, la notte della Costa Concordia.

Sul web da lunedì sera è impazzata la notizia della lettera anonima in cui è indicato il posto dove sarebbe stato sepolto il cadavere della mamma . “Ad essere coinvolta, sarebbe una persona vicina all’entourage dei Logli”, precisa il giornalista nel suo post, di cui stamani si è parlato anche a Mattino 5. Indiscrezioni vogliono che la donna in questione sia una vigilessa sulla quarantina, che avrebbe notato qualcosa di sospetto nei pressi del boschetto sito sul retro della stazione ferroviaria di San Giuliano Terme, ma avrebbe parlato solo ora, in forma anonima, perché in questi anni avrebbe avuto gravi problemi di salute.

Lo scritto anonimo  recapitato  ai carabinieri di Pisa e al Corriere, però, non ha ancora avviato le indagini in quel senso. Molto probabilmente l’attendibilità della presunta testimone è messa in dubbio dagli investigatori, o forse perché eventuali verifiche saranno effettuate, sì, ma nel più totale riserbo al fine di non creare false aspettative, giacché quella di lunedì scorso è stata solo l’ennesima segnalazione anonima sul caso fatta a chi sta indagando da mesi.

“Sarebbe grave, continua sempre  Peronaci  sul social network Facebook, se i carabinieri non andassero a controllare e scavare nel punto del boschetto indicato nella missiva – “questa storia mette i brividi, anche per il livello di sbadataggine, diciamo così, nelle indagini. Fonti qualificate, da Pisa, fanno sapere che i carabinieri non hanno intenzione di andare a controllare” – in quanto il quel fosso pieno d’acqua stagnante ci sarebbe “un indizio importante tale da dimostrare l’avvenuta sepoltura della povera Roberta. Si tratterebbe di un oggetto di media dimensione, forse contaminato da tracce individuabili tramite l’esame del dna”. Ha ragione il giornalista del Corriere? Nel boschetto si trova davvero la ‘prova-regina’ che inchioderebbe Antonio Logli? Serve dunque la prova del Dna per non lasciare niente di intentato?

MD