
I genitori di Sara Frangella, Ida Oliva e Filomena Santoro, le tre giovani vittime del tragico incidente verificatosi a fine aprile sulla SS 18 “Tirrena Inferiore”, nei pressi di San Lucido, hanno lanciato nei giorni scorsi un appello “affinchè il sacrificio delle nostre amatissime figlie non sia vano e che il loro ricordo rimanga per sempre vivo nei nostri cuori e nella nostra mente”. Le famiglie delle tre ragazze hanno chiesto “la collaborazione di tutte le persone e le associazioni che ci sono state vicine a fare qualcosa di concreto per migliorare le condizioni della viabilità e della sicurezza stradale della SS 18”.
A loro risponde Fabio Pugliese, presidente dell’Associazione “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106”, considerata un’altra “strada della morte”: “Consentitemi di pensare che le Vostre figlie – ne sono certo – sono fiere di avere delle Famiglie che a seguito della grande tragedia accaduta hanno deciso di chiedere ‘la collaborazione’ di quanti sono stati vicini affinché si faccia ‘qualcosa di concreto per migliorare le condizioni di viabilità e della sicurezza della SS 18’. Nel Vostro gesto è racchiuso tanto amore ed altruismo poiché è chiaro che il Vostro scopo è quello di evitare che accada ad altri quanto è successo a Voi”.
Pugliese ringrazia i genitori e li mette in guardia dai molti ostacoli che incontreranno, come “l’indifferenza che normalmente prende piede dopo la commozione e la partecipazione che nell’immediato avvolgono le Famiglie. La Calabria è colma di fatti dolorosissimi come quelli che purtroppo oggi Voi state vivendo e non sono poche le Famiglie lasciate sole subito dopo le grandi perdite subite sulle tante strade calabresi. Dopo l’indifferenza c’è l’egoismo”, quindi – spiega Fabio Pugliese – “la rassegnazione di chi – vendendosi solo, emarginato e perduto – decide di abbandonare i propri obiettivi”.
Per questo il presidente lancia una serie di inviti alle famiglie a insistere per incontrare le autorità competenti e dice di farlo da “Presidente di una Associazione che difende la vita sulla più lunga strada di Calabria. Lungo i 415 chilometri di S.S.106 ho visto ingiustizia, dolore, illegalità, abusi, la morte civile, infiniti cippi funerei, l’assenza dello Stato e della politica, ecc”. Ma questo è “un impegno giusto. È un impegno che ci deve convincere di essere dalla parte giusta della storia. Quella storia che potrà permetterci, se ci crediamo, di poter riuscire a salvare anche una sola vita umana”.
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GM