
L’ennesima mannaia per le finanze degli italiani è solo rimandata. Però conviene mettersi l’anima in pace. Nel 2018 ci sarà l’aumento dell’Iva previsto dal governo di Mario Monti e non corretto né eliminato dall’attuale governo Renzi. Quello che ha potuto o voluto fare il ministro Padona è evitare che gli aumenti avvenissero con la legge di bilancio di quest’anno. Ma nel futuro prossimo diventerà inevitabile. In pratica il governo è riuscito a sospendere per il momento gli effetti delle clausole di salvaguardia dei governi Monti e Letta. Ma i 15 miliardi che il ministro dell’economia ha dovuto coprire sono quelli dell’aumento delle accise e, soprattutto dell’Iva sia nell’aliquota agevolata (dal 10% al 13%) sia in quella ordinaria (dal 22% al 24%). È la misura più costosa della legge di Bilancio di Renzi, che in questo modo non ha potuto impiegare meglio una cifra del genere. Con qualche artificio contabile e comunicativo il governo proverà a fare passare il mancato aumento dell’Iva come un taglio delle tasse. Ma è chiaro che non si tratta di un taglio, ma solo di un evitato (solo per ora) aumento. A furia di rimandare comunque nel 2018 il conto del mancato aumento dell’Iva e delle accise salirà a quasi 20 miliardi. Senza contare che tra i tanti effetti delle politiche di Monti c’è pure il problema degli esodati, i lavoratori restati senza il lavoro e senza pensione per effetto della riforma Fornero. Un’altra grana per Renzi e un altro serio problema per gli italiani.
F.B.