Addio a Dario Fo, premio Nobel per la letteratura nel 1997. Aveva 90 anni. Proprio in questi giorni cadeva l’anniversario della vittoria del Nobel, l’ultimo a essere vinto da un italiano. Due anni fa, era tornato in televisione con la rappresentazione teatrale “Francesco”, in cui Dario Fo ha ripreso il suo testo “Lu Santo Jullare Francesco”, presentato per la prima volta quindici anni fa a Spoleto, al Festival dei Due Mondi, provando ad accostare la figura del santo d’Assisi con quella attuale di Papa Bergoglio.
“Avevo già pensato di ristrutturare l’opera. Nuovi testi di alcuni seguaci di San Francesco mettevano in luce nuovi aspetti, quello che conosciamo noi oggi del santo non è sempre la verità” – aveva spiegato Dario Fo in quella circostanza – “Da sempre ogni organizzazione di potere cerca di mettere in campo la menzogna per evitare che la giusta dimensione dei fatti venga conosciuta perché cancellare il modo di conoscere la verità, significa controllarla”.
Negli ultimi anni, il suo impegno politico lo aveva avvicinato a Beppe Grillo e al Movimento 5 Stelle, di cui però ne aveva criticato l’alleanza a livello europeo con l’Ukip di Nigel Farage. Dario Fo, convinto che “Grillo non faccia analisi a caso”, ha premesso di non voler dare “giudizi definitivi” su Farage pur riconoscendo che sia un politico a tutti gli effetti e che questo non sia lineare con il M5S: “Mi pare una personalità in certi casi non lineare, non ancora chiarita fino in fondo. E Grillo deve fare attenzione”.
A maggio di tre anni fa, era morta la moglie Franca Rame, colpita in precedenza da un ictus. Il loro rapporto sentimentale si concretizzò anche in un profondo sodalizio artistico. Tra le opere più note del personaggio che forse più di tutti ha dato al teatro italiano del secondo Novecento, ci sono “Mistero Buffo”, “Morte accidentale di un anarchico”, “Clacson, trombette e pernacchi”, “Johan Padan a la descoverta de le Americhe”.
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GM
