
Tredici anni fa, il 12 novembre 2003, l’Italia subì il più grave attacco messo in atto dalla fine della seconda guerra mondiale nei confronti delle proprie Forze Armate. Diciannove nostri connazionali morirono in modo atroce insieme a nove iracheni. Alle 8.40 ora italiana un camion e un’auto imbottiti di esplosivo, devastò la base italiana Maestrale a Nassiriya, città irachena a maggioranza sciita e capoluogo della provincia di Dhi-Qar. Tra i nostri eroi morti c’erano dodici carabinieri della Msu (Multinational Specialized Unit), due civili e cinque militari dell’Esercito che facevano da scorta alla troupe del regista Stefano Rolla che si trovava in quel luogo per girare un film proprio sul lavoro di ricostruzione e aiuto agli iracheni che i nostri uomini stavano portando avanti così coraggiosamente. Ecco i loro nomi: Pietro Petrucci, 22 anni, Domenico Intravaia, 46 anni, Orazio Majorana, 29 anni, Giuseppe Coletta, 38 anni, Giovanni Cavallaro, 47 anni, Alfio Ragazzi, 39 anni, Ivan Ghitti, 30 anni, Daniele Ghione, 30 anni, Enzo Fregosi, 56 anni, Alfonso Trincone, 44 anni, Massimiliano Bruno, 40 anni, Andrea Filippa, 33 anni, Filippo Merlino, 40 anni, Massimo Ficuciello, 35 anni, Silvio Olla, 32 anni, Emanuele Ferraro, 28 anni, Alessandro Carrisi, 23 anni, Stefano Rolla, 65 anni, Marco Beci, 43 anni. Tra le tante storie di questi uomini emerge quella di Andrea Filippa. Lui era di guardia all’ingresso della base e con la sua azione riuscì ad uccidere i due kamikaze prima di esplodere anch’egli nel tremendo impatto. Se non avesse fatto quell’ultimo atto eroico la strage sarebbe stata ancora più terribile e il bilancio ancora più devastante. La storia di queste persone morte lontano dalla loro patria ha avuto poi dei risvolti anche politici con gli infami cori “10, 100, 1000 Nassiriya” pronunciati durante un corteo romano dell’allora partito dei Comunisti Italiani. Ci sono stati anche risvolti giudiziari con un’indagine volta a comprendere se fosse stato fatto tutto il necessario per proteggere adeguatamente quella base. Oggi a distanza di tutti quegli anni ci resta soltanto il vago ricordo di quel che accadde perché il tempo purtroppo cancella tutto: morti, atti eroici, atti vili e inchieste varie.
F.B.