Arriva la ‘Funeral Tax’: quanto pagheremo per ogni rito

(repertorio, EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)
(repertorio, EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)

Si torna a parlare del ddl sulla “Disciplina delle attività funerarie” a firma principale di Stefano Vaccari, esponente del Partito Democratico. Dopo un lungo iter, il provvedimento, che intende riformare il settore funebre con nuove forme di tassazione per ogni operazione cimiteriale, è sbarcato in questi giorni all’esame della Commissione Igiene del Senato. A rendere ancora più tortuoso il percorso del provvedimento, detto gergalmente “Funeral tax”, le dure critiche rivolte al suo relatore, che in un’intervista aveva addirittura spiegato: “Sono stato insultato e anche minacciato di morte su Facebook“.

“L’obiettivo non è certo cancellare le imprese funebri, ma dar loro più strumenti per stare sul mercato”, aveva affermato Stefano Vaccari nella stessa intervista. Nello specifico, secondo lo Studio Cataldi, che ha analizzato il ddl, il provvedimento si propone di definire i soggetti che possono operare nel settore funebre, riorganizzare la tipologia di operatori privati, riordinare il sistema cimiteriale, combattere l’evasione fiscale. Obiettivi che però passano attraverso misure molto contestate come un contributo fisso da corrispondersi per ogni funerale, e per ogni operazione cimiteriale a pagamento, pari a 30 euro, che andrebbe a coprire, nelle intenzioni del legislatore, gli oneri per la vigilanza e il controllo circa l’osservanza delle norme per le attività funebri nel proprio territorio di riferimento, e l’assoggettamento ad Iva con aliquota del 10% ed elevamento della soglia di detrazione dall’Irpef per le spese funebri, che al momento sono esenti.

La ‘Funeral Tax’ sarebbe un provvedimento che – stando a quanto scritto dal suo relatore – si rende necessario poiché “in più parti d’Italia, purtroppo, l’attività funebre e cimiteriale si è deteriorata divenendo oggetto di indagini di organi di polizia o della magistratura e le cronache, quasi ogni settimana, documentano di reati o di raggiri messi in atto da operatori sanitari o da imprese funebri ai danni delle famiglie, di allarmi sociali più o meno estesi derivati da cattive gestioni cimiteriali, di confische a clan camorristici anche di imprese funebri o di loro influenza nella gestione dei cimiteri”.

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GM