
Si è celebrato ieri il processo che vede imputato l’ex primario dell’Ortopedia dell’ospedale di Agordo, Alberto Scorrano, 62 anni di Casal Velino, nel salernitano. Le accuse per lui sono di tentata concussione e di abuso d’ufficio: avrebbe chiesto mazzette per accorciare la lista d’attesa della chirurgia. Inoltre, abusando del suo ruolo, avrebbe privilegiato le operazioni dei suoi conterranei, tant’è che il procuratore Francesco Saverio Pavone ai vari testi che sono sfilati ieri in tribunale a Belluno ha più volte chiesto: “Nessuno si è accorto che un’intera colonia di cittadini campani veniva a farsi operare ad Agordo?”.
Secondo quanto ricostruito, i pazienti arrivavano in massa dalla Campania, senza nessuna prenotazione, e addirittura senza pagare venivano operati. A denunciare per primo il sistema è stato Silvano Menegaldo di Spresiano, papà di un calciatore trevigiano che si era infortunato: “Chiese dai 2 ai 3mila euro per visitare mio figlio 16enne che si era lesionato il menisco: allora andai alla Direzione medica per le spiegazioni”. Negli anni passati, il legale del medico, Paolo Patelmo, aveva spiegato che quel pagamento “sarebbe andato al’Usl 1”.
Questa era la tesi difensiva di Alberto Scorrano, secondo quanto spiegato dal suo legale: “Siccome non era mai successo prima e non era ancora stata chiesta l’autorizzazione all’Usl, il primario non conosceva la cifra esatta e quando il giovane gli ha chiesto quale costo avrebbe dovuto sostenere, il medico ha risposto ‘2-3 mila euro’ e pare che il ragazzo si sia stupito molto per questa informazione incompleta. Del resto, l’atleta non aveva ancora deciso se sottoporsi all’intervento o meno e quindi la comunicazione non poteva essere fatta all’Usl, ma il dottor Scorrano aveva informato il direttore sanitario”. Proprio partendo da questo episodio, però, erano emerse altre irregolarità e Alberto Scorrano era stato rinviato a giudizio.
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GM