
Santiago Sanchez Ramirez, proprietario di un’impresa di cartelli pubblicitari, è finito sotto processo in Spagna per qualcosa di davvero grave: come Gaetano Bresci, Giovanni Passannante e Pietro Acciarito, anarchici italiani che attentarono alla vita del re Umberto I di Savoia, e il primo riuscì anche nel suo intento, avrebbe avuto sotto mira re Felipe VI almeno una mezza dozzina di volte; l’uomo infatti, che si è pentito per quanto aveva provato a fare, aveva mirato il re col suo Kalashnikov, gli sarebbe bastato premere il grilletto e non avrebbe mancato il bersaglio.
“Se avessi voluto, avrei potuto uccidere lui 6 volte e 12 volte Juan Carlos”, ha raccontato ai magistrati che hanno ascoltato attoniti il suo incredibile resoconto dei fatti. Fortunatamente, il cecchino si è limitato a scattare decine di foto, trecento in tutto, alcune da brivido. L’episodio è avvenuto di fronte al Congresso dei Deputati il 18 giugno 2014, il giorno della proclamazione del monarca, mentre re Felipe VI stava salutanto la folla in piedi sulla Rolls Royce scoperta e la moglie Letizia era seduta sul sedile posteriore. Quelle immagini hanno riportato alla memoria quanto avvenuto il 22 novembre di 53 anni fa, con l’assassinio di J.F. Kennedy. L’uomo, dopo aver ‘fallito’ l’attentato’, ha immesso le foto su YouTube col titolo: ‘L’assassinio di Felipe VI nel giorno dell’incoronazione’.
Nei giorni scorsi, è comparso sul banco degli imputati dell’alto tribunale dell’Audiencia Nacional. Accusato inizialmente di tentato regicidio e istigazione al terrorismo, risponderà solo di porto e deposito di armi e munizioni da guerra, rischiando fino a nove anni di carcere. L’uomo si è sempre difeso sostenendo che non era sua intenzione uccidere il re ma voleva solo mettere in luce le falle nella sicurezza della più alta carica dello Stato iberico. Negli scatti, tutti i membri della famiglia reale – anche la piccola Leonor, erede al trono – finiscono nel mirino del fucile d’assalto AK-47.
L’uomo si è dunque beffato della sicurezza intorno a re Felipe VI e non lo ha nascosto: “Ho simulato tutti omicidi con lo stesso obiettivo”. Quel giorno il ministero degli Interni aveva elevato a livello ‘rosso’, quello di massima allerta, la sicurezza, con la chiusura dello spazio aereo, i piani di prevenzione dei cyber attacchi, i metal detector in strada e le perquisizioni personali a tappeto. In un’intervista al ‘Confidencial’ Sanchez Ramirez ha evidenziato le modalità di attuazione del suo piano: “Ho riservato il giorno prima una stanza all’hotel Villa Real, di fronte al Congresso, che sapevo aveva un angolo di tiro. L’ho pagata in contanti. Sono arrivato con le armi, autentiche, in valigia, e ho passato tutti i controlli di polizia, senza che nessuno mi fermasse. Ho dovuto solo mostrare la carta di identità. Sono uscito sul balcone armato, senza che i franco tiratori delle forze speciali mi scoprissero”.
Già due anni prima, l’imprenditore aveva pubblicato sempre su Youtube un video di oltre un’ora, con il reportage di quello che poteva essere “il più grande regicidio della storia” e che sarebbe potuto avvenire durante la parata militare per la Festa nazionale del 12 ottobre 2012, sulla Castellana: “Riuscii ad appostare un intero commando nella stanza 432 dell’Hotel Palace, giusto di fonte alla tribuna da dove l’allora re Juan Carlos passava in rivista le truppe durante la sfilata militare. Con altri cecchini, attori che avevo contrattato, appostati con me, rademmo al suolo in maniera simulata l’intera tribuna delle autorità… la regina Sofia, il governo, i presidenti regionali… Filmammo tutta la sequenza”.
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GM