La rivolta delle mamme: “Non ci fanno partorire”

(Websource / Sun)
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Partorire in un ospedale britannico è un’esperienza che può rasentare – e in qualche caso superare – il peggiore degli incubi. A riferirlo sono una serie di neomamme interpellate dai colleghi del Sun, secondo cui il National Health Service risente di una gravissima carenza di personale e di posti letto, da cui l’emergenza sovraffollamento. Con risultati drammatici soprattutto per le partorienti. A una loro, Joanne Rowland, è stato negato un posto letto per tre giorni di fila, nonostante avesse già le contrazioni e fosse sotto morfina, il che le ha provocato una lunga serie di problemi alla zona pelvica; un’altra, Demi Cunnington, ha sviluppato un grave disturbo d’ansia a seguito di un’esperienza altrettanto traumatica. Esperienze di cui, dicono, porteranno i segni per il resto della loro vita, come donne e come madri. Ma le storie di quotidiana malasanità su questo fronte si sprecano.

Secondo le statistiche diffuse il mese scorso dal Royal College of Midwives, nel corso degli ultimi dodici mesi quattro reparti di maternità su dieci hanno letteralmente chiuso le porte in faccia a donne in procinto di partorire. Una portavoce della Heart of England NHS Foundation Trust, che gestisce gli ospedali di Heartlands e Good Hope, si dice dispiaciuta per gli episodi denunciati e invita “tutte le pazienti interessate a mettersi in contatto con noi in modo che possiamo affrontare il problema”. All’origine dei gravi disservizi ci sarebbe un (pur lieve) aumento dei parti indotti e della mole di lavoro registrata lo scorso luglio, ma – aggiunge la stessa portavoce “i livelli di personale sono conformi alle linee guida nazionali e vige una escalation policy per cui anche quando si registra un picco di attività il numero di lavoratori resta al di sopra del livello di guardia”.

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