
Si delineano i particolari dell’inchiesta nella quale un’infermiera e un medico in servizio fino a pochi mesi fa nell’ospedale di Saronno sono stati arrestati dai carabinieri in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Busto Arsizio Luca Labianca. Il reato a loro contestato è quello di omicidio volontario e riguarda cinque morti sospette avvenute tra il 2013 e il 2016, quasi tutte nel pronto soccorso del nosocomio della cittadina del varesotto. Dalle indagini emerge uno scenario inquietante: l’infermiera, Laura Taroni, avrebbe ucciso il marito somministrandogli una dose eccessiva di farmaci, con la complicità del viceprimario e amante, Leonardo Cazzaniga.
“Se vuoi uccido anche i bambini”, arriva a dire la donna in un’intercettazione ambientale nella quale parla dei figli. Il viceprimario però rifiuta questa proposta. In un’altra intercettazione, si sente l’infermiera dire: “Non sai quanto le nostre menti omicide messe insieme siano così geniali”. Poi rivolgendosi al figlio undicenne: “A tua nonna e a tua zia non è semplice… A meno che non gli fai tagliare i fili dei freni a tua zia… Gli tiri l’olio dei freni. Poi c’è tua zia Gabriella… Non sei abbastanza grande per poter… Non sei abbastanza grande!”.
“E poi cosa avresti fatto?” – dice Laura Taroni rivolgendosi sempre al figlio – “Le avresti fatte sparire così? Non è così semplice, sono grosse! L’umido da noi passa solo una volta a settimana (…) non abbiamo più neanche i maiali”. Nei suoi deliranti progetti, l’infermiera sembra voler tirare in ballo sempre il figlio undicenne: “Ma poi la nonna Maria la facciamo fuori… Ma non hai capito. La Nene la possiamo far fuori quando vogliamo e anche la zia Adriana”. Cazzaniga invece sembra quasi convinto di non fare nulla di male: “Secondo te potrei essere accusato di omicidio volontario? (…) se si documenta che ho praticato l’eutanasia…io non sono neanche l’unico”.
Cazzaniga, anestesista al pronto soccorso poi trasferito, è indagato per l’omicidio volontario di quattro anziani pazienti ricoverati nella stessa struttura. E insieme con la 40enne Laura Taroni, già collega di reparto per l’omicidio volontario del marito di lei. Dice di lui un infermiere: “Ho sentito parlare (…) del protocollo Cazzaniga direttamente da lui nella misura in cui mi è capitato di sentirlo esclamare frasi tipo: a questo paziente applico il mio protocollo…”. Altri infermieri spiegano che “non è un protocollo aziendale, ma consisterebbe nella somministrazione di sedativi e anestetici, singolarmente o in associazione tra loro, decisa da Cazzaniga per provocare la morte dei pazienti con una bassa aspettativa di vita (…) faccio l’angelo della morte – si vantava il medico apertamente in corsia – o anche faccio il mio protocollo”.
La vicenda riporta alla mente quella di Daniela Poggiali, l’infermiera 44enne che lavorava all’ospedale Umberto I di Lugo, nel ravennate, accusata di avere ucciso una sua paziente 78enne iniettandole la mattina dell’8 aprile 2014 una dose letale di potassio. L’infermiera è stata condannata all’ergastolo a marzo, mentre contro di lei col passare dei mesi vennero mosse accuse gravissime e si arrivò a sospettare che le persone uccise con iniezioni letali fossero addirittura 93.
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GM