“Mamma, mio padre è morto?”, a quattro anni scopre la verità

(websource/dailymail.co.uk)
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Valdecia Paiva, venticinquenne moglie del centrocampista Gil, uno dei calciatori della Chapecoense morti nell’incidente aereo della scorsa settimana, ha raccontato il complicato momento in cui ha dovuto spiegare alla figlia di 4 anni che il padre non sarebbe più tornato a casa.
La scorsa settimana Valdecia e le sue due figlie erano prese dall’imminente trasloco in una nuova casa, che sarebbe dovuto avvenire il giorno dopo la tragedia. Una volta appresa la notizia della tragica fine fatta da Gil, l’eccitazione ha lasciato spazio alla disperazione. Valdecia ha dovuto dunque trovare il modo di spiegare alla piccola Gabriella la situazione.

Il racconto della moglie del calciatore

Intervistata dal MailOnline, Valdecia ha spiegato le difficoltà del momento: “Ero sotto shock, ma sapevo che avrei dovuto spiegarlo a Gabi il più presto possibile. Ho chiesto aiuto alla psicologa del club e ci siamo seduti insieme. È stata la cosa più difficile, avevo due grandi preoccupazioni: innanzitutto che la cosa le avrebbe causato un trauma tale da farle avere paura degli aerei per tutta la vita, in secondo luogo che arrivasse ad odiare Dio per essersi preso il suo papà così presto. Noi siamo cristiani e vogliamo che i nostri figli amino Dio. Così abbiamo iniziato a parlare di Gil e dei suoi amici che erano in viaggio con lui, li ha nominati tutti. Le ho detto che papà aveva avuto un brutto incidente e che si era fatto molto male, sottolineando quanto male si fosse fatto per farle capire la gravità della situazione. Poi le ho detto che è salito in cielo e che dove si trova adesso non sta più soffrendo ed è felice, ma non può più tornare. È scoppiata a piangere e mi ha chiesto: ‘Mamma, il mio papà è morto?’, sono scoppiata a piangere con lei, le ho detto che sto soffrendo anche io e che ora siamo rimaste solo noi tre e dobbiamo farci forza per superare questo momento”.

Come superare la perdita del papà

Valdecia ha poi raccontato di aver tolto ogni cosa in casa che rimandi a Gil, per aiutare Gabriela e la piccola Livia (2 anni) ad accettare la perdita: “Ho lasciato una sola foto in mostra, noi quattro insieme, felici e sorridenti. Ogni volta che Gabi passa davanti alla foto posso vedere la tristezza nei suoi occhi. Ma ho rimosso tutto il resto in modo che non diventi troppo angosciante per loro, in attesa che riescano a superare il lutto. Ogni giorno ricordo loro che padre fosse Gil. Era affettuoso, presente e non si è fermato davanti a nulla pur di vedere le sue figlie felici. Un padre che aveva sempre voglia di abbracciarle, che aveva sempre tempo per loro e che voleva sempre stare con loro”. Valdecia e Gil avrebbero festeggiato il settimo anniversario di matrimonio venerdì. La donna ha raccontato di come, proprio la sera prima dell’incidente, lei ed il marito avessero fatto una lista di sogni da trasformare in realtà nel 2017, rivelando che il centrocampista brasiliano aveva rifiutato un’importante offerta dalla Turchia pur di restare alla Chapecoense dove era felice.

Le prime ore subito dopo il disastro

La donna racconta anche le ore subito dopo il disastro aereo: “Quella sera sono andata a letto poco dopo l’una, dato che la moglie dell’allenatore Anderson Paixao aveva detto che l’aereo sarebbe arrivato alle 3.40. Non volevo aspettare sveglia che Gil mi chiamasse per dirmi di essere arrivato. Poi alle 3.00 mi ha chiamato Simone urlando, dicendomi che l’aereo era scomparso. Ho acceso la tv e nelle ore successive tutte noi mogli siamo state in contatto su Whatsapp. Verso le 7.00 ho appreso delle 72 vittime e non avevo ancora sentito il nome di mio marito tra i possibili sopravvissuti. Sapevo che era morto. Le mie figlie si sono svegliate e ho spento la tv, non l’ho più riaccesa per due giorni”. Val e Gil si conoscevano sin da ragazzini, essendo cresciuti entrambi nella piccola cittadina di Nova Cruz, nel nord-est del Brasile. Dopo due anni di grande amicizia, la scoperta di un sentimento più grande che li aveva portati sino al matrimonio: “Lo avevo sempre visto come un amico, ma un amico comune ci ha fatto vedere l’un l’altro in modo diverso, è stato magico. Poco dopo esserci innamorati, lui ebbe un provino con il Mogi Mirim, club di San Paolo. Mi disse che sarebbe tornato nel giro di una settimana, ma alla fine rimase lì per sei mesi. La distanza però non spense il nostro amore. All’epoca non c’erano social network e le chiamate da grandi distanze costavano parecchio, così abbiamo iniziato a parlarci dai telefoni pubblici per i tre secondi che vengono concessi prima di far cadere la linea. I nostri amici erano sorpresi di come riuscissimo a portare avanti una relazione pur parlandoci per tre secondi alla volta, ma ce l’abbiamo fatta”.

Il più grande conforto

Nel corso della sua carriera Gil ha giocato per vari club brasiliani, ma Valdecia ha dichiarato di non essere mai stata tanto felice come da qualche mese a questa parte dopo la firma con la Chapecoense. Un piccolo club con molti meno soldi delle big brasiliane, ma che piano piano stava conquistando il paese ed il Sud America. La giovane donna dice di trovare conforto in due pensieri, ovvero che Gil fosse felice come non mai nel momento della scomparsa e la certezza, data dalla loro forte fede, che ora si trovi in un posto migliore. Tra i buoni propositi per il 2017, Gil si augurava che i suoi genitori, appartenenti ad un’altra religione, sposassero la sua fede. Nessun accenno alla propria vita professionale: “Gli ho chiesto come mai non avesse scritto niente riguardo il suo sogno di giocare in un grande club. Mi ha risposto che alla Chapecoense era veramente felice e che quello che stava vivendo qui per lui era sufficiente. Questo è quello che ho raccontato ai suoi genitori, che stanno soffrendo tantissimo per il fatto di non poter essere qui a seppellirlo. Ho detto loro che Gil non era un fallito, era un vincente arrivato dove voleva arrivare e capace di realizzare i propri sogni. Era felice. Ovviamente preferirei che fosse ancora con noi, che non avesse mai giocato a calcio e che non fosse arrivato dove invece è arrivato. Ma sono sicura che non sarebbe stato così felice. Dio è sempre stato al centro delle nostre vite e del nostro matrimonio. Credo che dopo tutto questo dolore esista un’eternità, un luogo dove non ci sono lacrime, sofferenza, intrighi, lotte e niente di tutto quello che viviamo sulla terra. Il mio più grande conforto viene dal sapere che ora si trova in un luogo migliore.”

C.C.