
Dopo la sconfitta elettorale al referendum costituzionale di domenica, che egli stesso ha ammesso annunciando le dimissioni, Matteo Renzi era tornato poi sui suoi passi, scegliendo di restare per l’approvazione della manovra economica, per recarsi quindi immediatamente alle urne. “Non lascio la bandiera delle elezioni anticipate a Grillo e agli altri. Se lo facciamo il Pd è morto, fa la fine che ha fatto dopo aver appoggiato il governo Monti”, sarebbero state le parole del presidente del Consiglio.
Ma a gelare Renzi ci ha pensato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che secondo l’Huffington Post avrebbe rilevato: “‘E’ inconcepibile indire elezioni prima che le leggi elettorali di Camera e Senato vengano rese tra loro omogenee”. Per il Capo dello Stato, “il risultato del referendum ha confermato un Parlamento con due Camere, regolate da due leggi elettorali profondamente differenti, l’una del tutto proporzionale, l’altra fortemente maggioritaria con forti rischi di effetti incompatibili rispetto all’esigenza di governabilità”.
“Ovvie ragioni di correttezza istituzionale richiedono prima di andare a nuove elezioni di attendere le conclusioni di quel giudizio il cui esito non è ovviamente prevedibile”, sarebbe la tesi di Mattarella, ovvero la richiesta del Capo dello Stato è di attendere la decisione della Corte Costituzionale, prevista per il 24 gennaio prima di qualsiasi ipotesi di elezioni anticipate. Le strade di Renzi, che egli stesso spiegherà oggi in direzione Pd, sono necessariamente due: un governo di responsabilità nazionale, ipotesi più probabile, oppure il ricorso alle urne.
Dalle opposizioni, in particolare da Movimento 5 Stelle e Lega Nord, arrivano intanto le richieste di elezioni immediate. Attraverso il suo blog, Beppe Grillo fa sapere: “Prima si vota meglio è. Noi la pensiamo così, il PD che ne pensa? La voce del suo segretario conta ancora qualcosa? Basta chiacchiere e battute. Siate chiari davanti agli italiani. Aspettiamo una risposta dopo la vostra direzione di domani”. Massimiliano Fedriga e Gian Marco Centinaio, i capigruppo a Camera a Senato, incalzano: “Non ci sono le basi per l’approvazione rapida della legge di bilancio al Senato a meno che il governo non elimini immediatamente tutte le marchette pre-elettorali inserite prima del voto di domenica. Non vogliamo prolungare l’agonia per ripagare gli endorsement ricevuti da Renzi in campagna elettorale”.
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GM