
Come se non bastasse il terremoto, con il dramma delle vite umane spezzate – quasi trecento – la zona di Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto, ma anche Norcia e l’Alto Maceratese deve fare ora i conti con le forti contaminazioni di amianto. A farne le spese, secondo un report, potrebbero essere gli ‘angeli del sisma’, in primo luogo i vigili del fuoco. Per tale ragione presto partirà una campagna epidemiologica di screening per valutare il rischio amianto su un campione di soccorritori intervenuti nelle aree del Centro Italia colpite dal terremoto di fine agosto in particolare. Il provvedimento è stato sollecitato al Corpo dei Vigili del Fuoco dall’Osservatorio nazionale amianto (Ona), insieme all’Unione sindacale di base (Usb), mettendo in luce la necessità di vigilare e tutelare la salute di chi si espone a determinati rischi.
Il progetto è stato al centro del convegno ‘Angeli del soccorso senza tutele’, ieri nell’Aula magna dell’Istituto superiore antincendio dei vigili del fuoco, dove è intervenuto l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Ona: “È un primo passo meritevole, ma non sufficiente. Apprezziamo l’impegno del Corpo che è cosciente del rischio amianto, tanto da dover lanciare una campagna. Ma le misure sono, a nostre avviso, insufficienti”. L’Osservatorio spiega che la circolare ministeriale prevede alcune visite, ma “a nostro avviso il protocollo va integrato con una anamnesi lavorativa approfondita del medico del lavoro, sia per i vigili del fuoco in servizio che per quelli in pensione”. Prosegue Bonanni: “In caso di conferma dell’esposizione professionale all’amianto, effettuare un esame radiologico: ove emergesse la presenza di placche pleuriche o ispessimento pleurico, eseguire un esame Tac addome e torace. E laddove ce ne fosse bisogno, proseguire con una consulenza radiologica e, nel caso peggiore, oncologica”.
Fra le criticità emerse durante il convegno a cui hanno partecipato studiosi, istituzioni e lavoratori, l’Ona rileva “la mancanza di procedure sufficienti a tutelare la salute dei soccorritori: se è vero che per sua natura quello dei vigili del fuoco è un mestiere che prevede il rischio e il pericolo, è altrettanto necessario che venga riconosciuta proprio la ‘atipicità’ di un lavoro altamente usurante”. I rappresentanti sindacali di categoria appartenenti all’Usb ritengono altresì “paradossale che il vigile del fuoco non sia considerato un lavoro usurante, quando tutti i parametri previsti dalle categorie dei mestieri considerati a rischio rientrano nella tipologia dei nostri interventi quotidiani”. Secondo i dati del sindacato, “in media 8 anni dopo l’inizio della pensione i vigili del fuoco hanno una possibilità di ammalarsi 400 volte superiore alla media”.
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GM