Allarme Tbc: cosa sta avvenendo, tra contagi e prevenzione

(repertorio, Sean Gallup/Getty Images)

Task-force dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste che fa il punto sul ‘caso Tbc’, che coinvolgeva una pediatra e i suoi piccoli pazienti. Tremila famiglie contattate, 2.500 test realmente effettuati: il problema nasceva dall’accertamento di un caso di tubercolosi polmonare accertato dall’azienda sanitaria in un proprio operatore sanitario, una pediatra libero professionista privato convenzionata col servizio sanitario che opera occupandosi anche di vaccinazioni.

Si era appreso quasi subito che uno dei bambini che sono entrati in contatto con la pediatra era stato scoperto affetto dalla Tbc nel corso degli accertamenti avviati. Il piccolo era ora ricoverato nell’ospedale infantile Burlo Garofolo, ma in gravi condizioni, ed è stato sottoposto ai test e alle cure previste dal protocollo definito al momento della scoperta della malattia nella pediatra triestina. “Ci aspettiamo eventi positivi pari a zero o vicini allo zero ma i controlli vanno fatti lo stesso per tutelare la salute dei bambini e dare sicurezza e informazioni alle famiglie”, erano state le parole del direttore generale dell’Azienda sanitaria Nicola Delli Quadri.

Nelle scorse ore, l’Azienda sanitaria ha fatto sapere che “dei 2.518 bambini sottoposti a test tubercolinico di Mantoux o al Quantiferon test” – all’interno dei quali sono inclusi anche alcuni fratelli o sorelle dei piccoli pazienti della pediatra – i “positivi in totale sono risultati 9, di cui 4 con tubercolosi non contagiosa e 5 positivi al test (né malati né contagiosi)”; tra i contatti familiari del medico “sono risultate positive al test 5 persone adulte su 18, di cui 4 in trattamento preventivo con Isoniazide ed una con sospetta tubercolosi polmonare non contagiosa posta in terapia antitubercolare”.

Tra i collaboratori professionali, 3 sono risultati positivi al test, di cui 2 in trattamento preventivo con Isoniazide e 1 con tubercolosi polmonare non contagiosa posta in terapia”. Fra i 26 contatti lavorativi occasionali una sola persona è risultata positiva al test. Nelle scorse settimane, Federfarma ha fornito “gratuitamente il complesso vitaminico B prescritto necessariamente congiuntamente all’Isoniazide”. Intanto in città c’era allarme fra i genitori, che ancora fatica peraltro a rientrare. Mancano ora all’appello circa 300 bambini che non si trovano e le cui famiglie “sono invitate a contattare il numero verde sanità 800991170 per prendere appuntamento”.

 

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GM