
Undici anni dopo la sua morte, il caso della piccola Matilda Borin, deceduta a 23 mesi nel 2005 a Roasio, nel vercellese, per un violento colpo alla schiena, fa ancora discutere. Nelle scorse ore, Antonio Cangialosi, l’ex compagno di Elena Romani, madre della bimba, accusato di averle inferto quel colpo mortale, è stato assolto per non aver commesso il fatto. A marzo dello scorso anno, la Cassazione ha accettato il ricorso di Elena Romani contro il non luogo a procedere nei confronti dell’ex compagno Antonio Cangialosi e rinviato il fascicolo alla procura della città piemontese.
In precedenza, la Procura di Vercelli aveva assolto la mamma di Matilda e aveva chiesto il rinvio per Antonio Cangialosi, poi il gip aveva deciso per il non luogo a procedere, giudizio appunto ribaltato in Cassazione. “Una assoluzione che fa male – commentano i legali della donna – ma il processo non finisce qui. Faremo appello”. Il pm Paolo Tamponi aveva chiesto 8 anni per Cangialosi, rilevando che quelle lesioni sono imputabili solo all’uomo. “In quella casa, oltre a Matilda, c’erano due persone: una dei due, la Romani, ha una sentenza irrevocabile di assoluzione”, aveva ricordato nel corso del processo l’avvocato Roberto Scheda.
La morte della piccola Matilda Borin avvenne il 2 luglio 2005. La madre e il compagno Antonio Cangialosi raccontarono di essere stati a pranzo dai vicini di casa. Rientrati nel proprio appartamento, si erano appartati lasciando la bambina sola in camera. Colta da un attacco di vomito, la piccola era stata lavata dalla madre e quindi affidata all’uomo, mentre la Romani lavava e stendeva i panni sporcati da Matilda. Poi la chiamata al 118 e il dramma. Undici anni dopo, la morte di quella bimba resta ancora senza un colpevole.
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GM