Fedeli si difende: “Teoria gender? Non c’entro”

(ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

Dopo le polemiche dei giorni scorsi per il curriculum ‘falsato’ e le prese di posizione anche di esponenti del mondo accademico, torna a far parlare di sé Valeria Fedeli, neo ministro dell’Istruzione, che con una lettera inviata al direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, e pubblicata dal quotidiano, ha smentito di essere favorevole alla cosiddetta ‘teoria gender’: “Non ho mai fatto riferimento a una supposta ‘teoria gender’, tanto meno a una ‘ideologia’, non solo perché il pensiero ideologico mi è strutturalmente estraneo, ma perché una simile ideologia, ammesso che esista, non è mai stata di ispirazione per l’operato mio, o del parlamento o del governo”.

“Vorrei che la parola gender uscisse dal nostro vocabolario in questa accezione minacciosa – spiega Valeria Fedeli ad ‘Avvenire’ – e che tornassimo a parlare di uguaglianza tra donne e uomini, in linea con le normative nazionali e internazionali sui diritti umani”. Secondo il neo ministro, non si tratta di “abolire le differenze tra donne e uomini”, ma di “combattere le disuguaglianze”. In sostanza, sottolinea, sarebbe necessario cancellare gli “stereotipi che escludono le donne dalla politica e dal mondo del lavoro”. Il ministro Fedeli insiste: “Non c’è nulla di naturale, per esempio nel fatto che le ragazze siano descritte come inadatte agli studi scientifici, eppure questo stereotipo produce effetti reali: le ragazze si iscrivono troppo poco alle facoltà scientifiche”.

Da qui l’obiettivo di “rendere centrale l’educazione al rispetto e alla libertà dai pregiudizi, riconoscendo dignità a ogni persona, senza esclusioni, nell’uguaglianza di diritti e responsabilità per tutte e tutti”. Conclude Valeria Fedeli: “L’educazione alle pari opportunità la prevenzione della violenza, al contrasto alle discriminazioni, se ben intesa, non è destinata a produrre conflitti con le esigenze educative delle famiglie, perché si tratta di iniziative che danno attuazione ai principi costituzionali”. Al neo ministro viene rimproverato di essere la prima firmataria di un ddl in cui si richiede “l’introduzione dell’educazione di genere e della prospettiva di genere nelle scuole e nelle università”.

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GM