Merkel sotto accusa, la polizia: “Ci insultano e non reagiamo”

(TOBIAS SCHWARZ/AFP/Getty Images)

A una settimana dal grave attacco avvenuto lunedì sera intorno alle 20 a Berlino, dove un lungo camion scuro, simile a quello usato nella strage di Nizza, è corso all’impazzata e travolto numerose persone in un mercatino di Natale, la cancelliera tedesca Angela Merkel è ancora nell’occhio del ciclone. “Ringraziamo di cuore le autorità e la polizia italiana per questo grande successo”, erano state le parole della Merkel dopo l’uccisione dell’attentatore di Berlino, Anis Amri, avvenuta venerdì mattina a Sesto San Giovanni, ma l’opinione pubblica si interroga ora su come sia possibile che un grande Paese come la Germania abbia faglie così evidenti nella propria sicurezza interna e in particolare nelle forze di polizia.

I poliziotti, da parte loro, lamentano di non poter intervenire, soprattutto se si tratta di stranieri: “A Berlino vieni insultato per strada, ci sputano addosso, e i capi ci ordinano di non reagire”. In un saggio, Tania Kambouri, agente di origine greca, nata nel 1983, mette in evidenza cosa accade ogni giorno in Germania alle forze di polizia delle quali fa parte: “Ogni giorno, io e i colleghi ci confrontiamo con migranti che violano la legge, e tra loro la maggioranza è musulmana. Islamici che non hanno il minimo rispetto davanti alla polizia… I miei colleghi tedeschi si trovano in imbarazzo a esprimere la loro opinione su stranieri responsabili di reati, perché subito cominciano le accuse e i sospetti di nazismo… Tra i migranti si è creata una società parallela, dove si crede di poter fare quel che si vuole”. In questo clima, quasi non stupisce dunque che accada un attentato come quello di Berlino, in cui ha perso la vita anche Fabrizia Di Lorenzo, la ragazza di 31 anni italiana, i cui funerali si svolgeranno oggi.

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GM