
Giuseppa Savatta ha parlato e ha confessato il duplice omicidio delle sue bambine di 9 e 7 anni spiegando la verità sul modo in cui le ha uccise: “Ho ucciso le mie due bambine soffocandole con le mie mani. La candeggina non c’entra niente. L’ho usata per me perché volevo morire con loro, ma non ci sono riuscita”. Pare piangesse a dirotto e chiedesse ancora di poter morire anche lei mentre veniva interrogata dal procuratore, Fernando Asaro, e dal «sostituto», Monia Di Marco, nel suo letto dell’ospedale «Vittorio Emanuele» dove si trova ricoverata e piantonata dai carabinieri, in stato di arresto. La donna, insegnante di sostegno alle scuole medie, ha fatto così chiarezza sui tanti elementi che non tornavano in questa vicenda, ma su una cosa forse non potrà mai fare chiarezza del tutto. Perché? Può la paura di una dolorosa separazione dal marito portare a compiere un gesto simile? C’era una depressione in atto sottovalutata e non curata? Sono tanti gli interrogativi ai quali dare una risposta. L’unica cosa certa purtroppo è che quelle due bimbe, Maria Sofia e Gaia, vittime innocenti di questa atrocità, non ci sono più e non torneranno mai più.

F.B.
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