Arsa dall’acido vuole uccidersi, ma vede un angelo

La storia di Katie Piper ha fatto il giro del mondo. La giovane era una modella all’apice della sua carriera e con altrettanto futuro davanti a sé. Come purtroppo per molte giovani donne belle e di successo si sente raccontare, la sua storia riceve una battuta d’arresto nel 2008, quando il suo ex fidanzato Daniel Lynch esplode di gelosia e prende una decisione folle e crudele. Assolda Stefan Sylvestre per farle sfigurare il volto gettandole dell’acido, e ci riesce. Katie Piper si ritrova ustioni di terzo grado sulle mani, braccia, collo, petto, tutto il viso, e l’occhio sinistro, da cui non vede più. Durante il ricovero in ospedale (a cui negli anni seguirono 110 operazioni chirurgiche) la ragazza pensa seriamente al suicidio, senza però condividerlo con nessuno per evitare di essere dissuasa. La vista del suo volto sfigurato sembra non lasciarle altra scelta. Iniziano così ad affollarla pensieri negativi che la spingono sempre più verso la drammatica decisione.
Poi però accade qualcosa di inaspettato ma, soprattutto, di soprannaturale. «Ero da sola nella mia stanza, ossessionata da questi pensieri tremendi, quando un’intensa luce proveniente dalla finestra quasi mi bruciò gli occhi, ma allo stesso tempo mi pervase dandomi una sensazione di tepore e pace. Ho immediatamente sentito dentro di me che la mia vita aveva uno scopo, che nulla fosse casuale. E che tutto sarebbe andato bene».
Oggi Katie ha 33 anni e una bimba di 3, è sposata con Richard Sutton dal 2015 e, oltre a condurre lo show tv “Bodyshockers”, ha messo in piedi una sua fondazione che sostiene chi è stato sfigurato. Ha inoltre lanciato una linea di make-up adatta a chi ha profondi segni sul volto, e scritto un’autobiografia che ha venduto centinaia di copie. «Quel giorno in ospedale non ho sentito una voce, né visto qualcuno o qualcosa. Era solo una magnifica luce che mi ha avvolta. La gente potrebbe pensare che potesse essere l’effetto di allucinazioni dall’uso di droghe. Ma ne conosco perfettamente l’effetto, avendone fatto uso, e questa volta era tutt’altra cosa. È stata un’esperienza che mi ha fatta sentire amata al punto da non desiderare più il suicidio come soluzione al mio dolore».

SDS