
Sono trascorsi quarant’anni dall’episodio per il quale il regista premio Oscar Roman Polanski trascorse dieci mesi in cella e agli arresti domiciliari in Svizzera per la richiesta di estradizione (rifiutata) degli Stati Uniti, ovvero lo stupro di Samantha Geimer. Oggi, la donna che all’epoca dei fatti aveva solo tredici anni chiede ai giudici di evitare il carcere al suo violentatore. “Vi imploro di trovare una soluzione al caso, senza imprigionare un uomo di ottantatré anni. Vi prego di farlo per me e in nome della misericordia. Non parlo a nome di Roman, ma della giustizia”, questo quanto richiesto dalla Geimer al giudice del Tribunale Superiore di Los Angeles Scott Gordon.
La signora ha ora cinquantaquattro anni e vive con il marito alle Hawaii. Su quella vicenda ha anche scritto un libro, ma adesso chiede ai giudici di chiudere una volta per sempre il dossier sulla violenza sessuale compiuta contro di lei dal regista Roman Polanski.
Il regista aveva confessato l’aggressione, avvenuta nella villa di Jack Nicholson a Hollywood, e aveva trascorso quarantadue giorni in prigione. Nel 2011, ritirando in Svizzera il premio alla carriera, aveva chiesto scusa alla sua vittima. Ma alla vigilia della sentenza era fuggito in Francia chiedendo per molti anni alla giustizia americana di rivedere il caso, ma il giudice di Los Angeles ha respinto la richiesta del regista di accordarsi dall’estero con la magistratura americana per tornare negli Usa senza andare in carcere. Già nel 2014 Washington aveva chiesto alla Polonia di estradare Polanski.
Ai giornalisti la donna ha dichiarato di essere “pienamente convinta” della sua scelta “Questa può essere la mia ultima possibilità. Finalmente sarò davanti a un giudice e dirò come mi sento, dovevo farlo”.
Harland Braun, l’avvocato che cura negli Stati Uniti gli interessi di Polanski ha commentato: “È stanca di questo caso, vuole voltare pagina, si è resa conto anche lei che il giudice sta giocando con Roman”.
Ieri mattina era presente in aula anche Debra Tate, sorella dell’attrice Sharon Tate, ventiseienne ed incinta, sposata con Polanski quando venne brutalmente massacrata nella villa di Bel Air da seguaci della setta di Charles Manson. “Debra è qui in sostegno di Roman. Spera anche lei che il caso possa essere finalmente risolto”, ha detto Braun che chiede inoltre la revoca del mandato di arresto internazionale, quello che nel 2002 ha impedito al regista di tornare a Hollywood a ritirare l’Oscar per Il Pianista.
Nel 2010 il regista fu accusato di un’altra violenza sessuale da parte dell’attrice britannica quarantaduenne Cahrlotte Lewis.
