
Era il 1963 quando un uomo residente nella provincia di Nevseir (Turchia) ha deciso di abbattere un muro di casa per allargare il suo appartamento e si è trovato di fronte ad una stanza dall’aspetto molto antico. La stanza in questione era interamente scavata nella roccia, inizialmente il proprietario di casa ha pensato che si trattasse dei resti di un’antica abitazione, ma presto si è reso conto che sotto casa sua vi era nascosta un’intera città.
Questo ritrovamento casuale è uno dei più importanti della storia della Turchia, secondo gli esperti, infatti, si tratterebbe dell’antica città di Cappadocia (piccola città-stato di epoca ellenistica) costruita tra il XV ed il XII secolo A.C.. In seguito a scavi ulteriori sono stati scoperti corridoi stanze, dispense, chiese rudimentali ed un sistema di raccolta dell’acqua che permetteva agli abitanti di rimanere nella città nascosta anche per un periodo di tempo prolungato. Questa monumentale costruzione in pietra lavica è perfettamente rifinita e situata in diciotto piani, tutti rigorosamente sotto terra.
Gli studiosi ritengono che si tratti di un sistema di difesa dai nemici: non possedendo una forza militare adeguata a resistere alle popolazioni barbare i cappadociani avevano sperimentato un sistema di tunnel sotterranei che li mettesse al sicuro e gli permettesse non solo di restare nascosti per un lungo periodo, ma anche di spostarsi da un abitato ad un altro. Il collegamento tra le varie città era essenziale perché permetteva ai cappadociani di reperire le scorte necessarie alla sopravvivenza della popolazione.
Gli studiosi hanno spiegato che la città sotterranea è stata usata da diverse popolazioni nel corso dei secoli e si stupiscono di come possa essere rimasta nascosta fino al 1963, anno in cui la popolazione dell’Anatolia (la zona centrale della Turchia) si era completamente dimenticata dell’esistenza di questo rifugio.
F.S.