
Va avanti il processo per l’omicidio di Trifone Ragone, 29 anni, e della sua compagna Teresa Costanza, 30 anni, avvenuto nel marzo 2015 a Pordenone, che vede sul banco degli imputati Giosué Ruotolo, in carcere perché considerato l’autore del duplice delitto. Oltre a Ruotolo, risulta coinvolta nella vicenda la sua fidanzata, Maria Rosaria Patrone, ventiquattrenne di Somma Vesuviana iscritta nel registro degli indagati per favoreggiamento.
Nell’ultima udienza, ha parlato Francesco Ragone, papà di Trifone, il quale ha svelato che Giosuè Ruotolo, mesi prima del delitto avrebbe avuto diverse discussioni con il figlio. Il genitore ha sostenuto che l’imputato avrebbe avuto atteggiamenti molesti nei confronti della fidanzata Teresa, poi scoperti dal figlio, che non intendeva più tollerarli. Sarebbero stati gli screzi tra i due ad armare la mano del militare, che ha poi compiuto il duplice efferato delitto. come sta emergendo dal processo di primo grado. Insomma, stando a sentire l’accusa, il movente del duplice omicidio sarebbe da ricercare nell’odio maturato da tempo da parte di Giosué Ruotolo nei confronti di Trifone Ragone e Teresa Costanza, vittima quest’ultima di molestie e stalking, addebitate all’imputato.
Già in precedenza, in un’intervista al settimanale ‘Giallo’, Francesco Ragone aveva spiegato: “Trifone mi aveva detto che qualcuno minacciava Teresa e che lo avrebbe denunciato appena si fosse trasferito a Milano. Solo dopo la sua morte ho capito che si riferiva a Giosuè. Mio figlio è stato ucciso due giorni prima di partire, evidentemente da chi non voleva che facesse quella denuncia.Al telefono mio figlio mi ha detto: “Ho già parlato con un amico che presta servizio in polizia postale a Milano. Il tempo di arrivare là e faccio la denuncia”. Trifone non ha fatto nomi, e solo in un secondo momento ho capito a chi si riferiva”.