
Il Piano Nazionale Integrazione ha posto all’attenzione del Viminale un apposito piano destinato agli extracomunitari richiedenti asilo e che presenta al suo interno diversi punti ritenuti necessari: si va dal condividere i valori riportati nella nella nostra Costituzione al dover imparare la lingua italiana, oltre che a partecipare alla vita economica, rispettare le leggi del nostro Paese e conoscerne ed accettarne gli usi e costumi socio-culturali. Da parte di chi accoglie devono invece essere garantiti diritti fondamentali, “come uguaglianza e pari dignità, libertà di religione, accesso a istruzione e formazione, interventi per facilitare l’inclusione nella società e l’adesione ai suoi valori non negoziabili”, come si legge nel documento. Il ministro dell’Interno, Marco Miniti, ha fatto anche un riferimento importante al rispetto del ruolo della donna e quello dello Stato laico. Il Viminale stesso ha promossola bontà di questo piano, definendolo “un passo importante per la realizzazione di un sistema di integrazione che dovrà portare benefici reciproci tra l’Italia e chi sceglie di venire nel nostro paese. Attualmente sono presenti sul territorio 74.853 beneficiari di protezione internazionale, dei quali 27.039 sono rifugiati e 47.814 titolari di protezione sussidiaria. Numeri importanti, che fanno si che la pacifica convivenza con noi italiani venga messa in cima alle priorità, tanto più in un periodo in cui su questo tema si giunge alla retorica, alla speculazione ed alla polemica facili.
Favorire l’integrazione
Per il Viminale servono raggiungere l’autonomia personale, migliorare le risorse economiche preesistenti e superare la settorialità propria della programmazione degli interventi. Tanti sono gli enti coinvolti: oltre al ministero dell’Interno figurano anche quelli di Lavoro, Esteri, Giustizia, Istruzione, Salute e Politiche agricole, l’Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali (Unar), Regioni, Enti locali e Terzo settore. Il Piano Nazionale per l’Integrazione prevede anche l’assegnazione di alloggi ed assistenza sanitaria, e quest’ultimo aspetto è previsto dalla nostra Costituzione: “tutti i cittadini di Stati non appartenenti alla Ue in regola con il permesso di soggiorno, iscritti al Servizio sanitario nazionale hanno diritto allo stesso trattamento dei cittadini italiani altresì in regola, così come deve esserci totale uguaglianza di diritti e doveri”. Ma nella maggior parte dei casi è così solo sulla carta: alla messa in pratica intercorrono difficoltà che provocano squilibri sostanziali. Il riferimento è alle barriere linguistiche e culturali o a veri e propri casi di abuso. Il Piano ribadisce in conclusione che l’obiettivo entro il 2019 sarà quello di fornire il massimo delle risorse disponibili per i richiedenti asilo in piena regola.
S.L.
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