
Dopo il terremoto che ha colpito il centro Italia nel 2016 era rimasta senza tetto. Poi era stata tra i pochi fortunati a poter usufruire di una casetta di legno a San Martino di Fiastra (Macerata), un paesino che si trova a 732 metri di quota. Il sogno, però, è durato poco: Giuseppa Fattori, 95 anni, per tutti “Nonna Peppina”, è stata sfrattata perché sprovvista dell’autorizzazione paesaggistica e adesso ha 24 ore di tempo per andarsene. Secondo i giudici, la permanenza dell’anziana costituirebbe un aggravamento del reato di abuso edilizio. Così ha stabilito il Tribunale del Riesame, che ha respinto il ricorso presentato dalla famiglia dell’anziana terremotata contro il sequestro disposto dalla Procura di Macerata.
Erano state le figlie ad assecondare la richiesta dell’anziana di restare nel suo piccolo borgo, acquistando di tasca loro la casetta e facendo in modo che potesse stare su un terreno privato edificabile. Peppina aveva solo un desiderio: “Voglio morire guardando i miei monti”. Sua figlia Gabriella aveva scritto al portale locale Cronachemaceratesi.it, spiegando come lei e le sue sorelle le avevano “risparmiato il dramma di vedere la sua casa sbriciolarsi”, portandola a casa loro, ma “nulla è stato più forte della nostalgia per la casa”. E così, “contro il nostro volere è tornata a San Martino, in un container acquistato nel 1997 per l’altro terremoto. Condizioni di vita al limite della sopravvivenza, senza servizi igienici, senz’acqua né energia elettrica”.
Poi, dato che la famiglia di Peppina possiede un’area edificabile nella zona di Fiastra, spiega ancora Gabriella, “ci siamo attivati per costruirvi una casetta di legno. Siamo andati più volte in Comune per le pratiche, ma i tempi per il rilascio della concessione edilizia erano troppo lunghi. Così, vedendo anche che queste casette stavano sorgendo ovunque, con le rassicurazioni del sindaco abbiamo avviato i lavori”. Tutto sembrava andare per il verso giusto ma dopo una segnalazione dei Carabinieri il Comune di Fiastra ha emesso un’ordinanza per interrompere i lavori. C’è un però: “Ormai era quasi tutto fatto, e così all’inizio di agosto abbiamo potuto strappare mia madre ai 50 gradi del container”.
La famiglia di Peppina aveva anche rivolto un appello al Papa: “Le scrivo perché so quanto abbia caro il tema delle periferie, quanto per lei, Santità, siano prioritarie le istanze degli ultimi, dei poveri. Io non sono povera, ho una bella famiglia, una casa, un lavoro, ma ora sono costretta a confrontarmi con quella periferia dell’Italia devastata dai terremoti, con una croce sulle spalle che da sola non riesco più a sostenere. Peppina è stata sfrattata dalla casetta di legno che noi figlie le abbiamo costruito per accontentare il suo struggente desiderio di concludere il cammino terreno vicino alla casa dove ha vissuto per 75 anni, distrutta dal terremoto. Sono certa che la sua preghiera toccherà i cuori e illuminerà le menti di coloro che hanno la facoltà di risolvere quello che non è solo un mio problema, ma di tanti altri terremotati”.
Eppure la burocrazia ha fatto il suo corso e sull’anziana si è abbattuto senza pietà un provvedimento di sfratto. La donna, diventata il simbolo della battaglia contro le decisione insensate dei tribunali e dei burocrati in una zona martoriata dal sisma, ha ricevuto la solidarietà di tanti che silenziosamente e educatamente hanno protestato per quanto stava avvenendo. Prima di andarsene dalla casetta di legno “abusiva” celebrerà una messa in casa per ricordare con i familiari il 75° anniversario del suo matrimonio. Nei giorni scorsi, la Procura aveva concesso alla 95enne proprio in attesa del verdetto del Riesame. Per la poveretta si era pensata a una “sanatoria”, ma il sindaco della cittadina marchigiana ha spiegato che non è possibile.
EDS