Marco Vannini, svolta inattesa nelle versioni di Viola e Federico

Marco Vannini (Websource/archivio)

Il processo per la morte di Marco Vannini è proseguito ieri con l’undicesima udienza presso la Corte d’Assise di Roma, e vede tra gli imputati Antonio Ciontoli, padre della sua allora fidanzata Martina ed esecutore materiale dell’omicidio, oltre a Federico Ciontoli e la sua ragazza Viola Giorgini. Per questi ultimi c’è da rispondere di omissione di soccorso e per concorso in omicidio volontario con dolo eventuale assieme a Maria, la moglie di Ciontoli. Il fatto avvenne a Cerveteri il 17 maggio 2015, con Antonio, maresciallo della Marina con anche dei ruoli all’interno dei servizi segreti, che esplose un colpo di pistola nei confronti di Marco Vannini. L’uomo si è sempre difeso dicendo che lo sparo era partito in maniera accidentale. La vittima aveva 19 anni e da allora la sua famiglia chiede la verità sulla morte del giovane, visto che alcuni punti non sono chiari nella vicenda. A deporre davanti al magistrato è stata per prima Viola Giorgini, seguita da Federico Ciontoli, e sono emerse delle grosse contraddizioni nelle rispettive versioni fornite durante le loro deposizioni.

Entrambi si contraddicono

Viola afferma che la notte in cui Marco Vannini fu ucciso lei si trovava sdraiata a letto con Federico e che entrambi erano sul punto di addormentarsi. All’improvviso avvertirono un rumore proveniente da una stanza al piano di sopra e Federico avrebbe tentato di entrare, ma il padre Antonio glielo avrebbe impedito. La ragazza dice che quest’ultimo l’aveva rassicurata sulle condizioni di Marco, “che presentava un segno sul braccio e non sembrava un colpo di proiettile”. La ragazza aggiunge anche di aver sentito Antonio Ciontoli parlare di un colpo partito accidentalmente dalla pistola a causa di una bolla d’aria, e pensava che Marco Vannini fosse stato colpito con una pistola ad aria compressa. Riferisce inoltre che Federico insisteva col padre affinché chiamasse i soccorsi e che lo stesso aveva recuperato il bossolo del proiettile. “Volevo che arrivasse il personale medico e Federico li aveva chiamati, ricordo di averlo visto col telefono in mano, che poi aveva passato alla madre Maria. Antonio intanto diceva che Marco si era ripreso”. Viola poi afferma anche di essere scesa in strada per fermare l’ambulanza che non riusciva ad individuare il numero civico, avvisando anche dei vicini di casa del fatto che il giovane non stava bene. L’ambulanza era arrivata sul posto a sirene spente. Questo racconto però ha causato la reazione sdegnata della madre di Marco Vannini, che ha abbandonato l’aula affermando ai cronisti presenti di ritenere che Viola stesse mentendo. La ragazza ha detto poi di aver appreso che Marco era stato ferito da una pistola vera solamente all’arrivo in ospedale, mentre in precedenza dichiarò di aver visto sia le pistole che il bossolo.

La versione di Federico

È toccato poi a Federico Ciontoli fornire la sua versione dei fatti: questi ha dichiarato che il padre aveva negato a lui e Viola di entrare in bagno perché Marco Vannini era senza vestiti e riferisce che con lui c’era anche la sorella Martina. Questo aspetto ha fatto molto discutere. Federico ha poi detto di  essere entrato, mentre la madre Maria e Viola erano rimaste fuori, uscendo con due pistole tra le mani. Alla fine Marco sarebbe stato disteso in vasca ferito, con Antonio e Martina Ciontoli accanto e le armi a terra. Il ragazzo aggiunge che sarebbe stato il padre a spostare Marco Vannini in camera da letto, nudo e ferito. Martina aveva raccolto qualcosa per coprirlo e la signora Maria si premurava di asciugargli i capelli. Anche qui quello che doveva essere un momento molto concitato sembra essere stato ridimensionato dalla testimonianza di Federico. Tra l’altro non bisogna dimenticare che Antonio Ciontoli non è un civile ma un militare con apposito addestramento e la piena consapevolezza di cosa poteva comportare tenere delle armi da fuoco in casa a portata di mano.

La madre di Marco Vannini: “Non sapremo mai la verità”

I due fidanzati concordano sul fatto però che la colpa del ritardo nell’arrivo dei soccorsi sia da attribuire proprio al capofamiglia, e che questi aveva mentito al centralino affermando che Marco Vannini si era infortunato alla spalla a causa di un pettine appuntito. Tutti e due hanno anche riferito di un confronto avuto con il personale sanitario e con i carabinieri riguardo al colpo di pistola subito dalla vittima. Cosa che il maresciallo Izzo, comandante della stazione locale dei Carabinieri, aveva smentito. La prossima udienza avverrà il 26 ottobre, ed a deporre saranno gli altri componenti della famiglia Ciontoli: Antonio, la moglie Maria e la figlia Martina. Alla fine di agosto erano arrivate le parole di Marina, la mamma di Marco: “Adesso non faccio altro che vivere di ricordi. Tornare a Porto Ainu, in Sardegna mi fa stare tanto male, ma ho deciso di venirci lo stesso perché è l’unico modo per rivedere mio figlio. Mi sdraio e lo penso. Vado indietro con la memoria ricordando molti episodi legati a Marco, a quando era piccolo e si divertiva come un matto a giocare su questa sabbia. È impossibile non pensare a quello che gli è successo due anni fa. Impossibile dimenticare che il mio Marco è stato ucciso da cinque persone senza scrupoli! Non riesco a smettere di piangere. Da quella maledetta sera in cui è stato ucciso non mi sono più ripresa”. La donna è convinta insomma del fatto che i Ciontoli e la Giorgini stiano nascondendo qualcosa in questa storia, ribadendo tale pensiero poche settimane fa a ‘Chi l’ha visto’, dove ha dichiarato che la verità non verrà mai a galla. Ed un brigadiere, tra i primi ad arrivare sul luogo del delitto, aveva svelato nei mesi scorsi di aver appreso delle testuali parole da parte di Antonio Ciontoli: “Era entrato in camera mia in caserma dicendomi di non poter raccontare tutto altrimenti avrebbe inguaiato il figlio”.

S.L.