
Brett Cowan (48 anni) sta scontando un ergastolo nel penitenziario del Queensland (Australia), il Wolston Correctional Center, per aver commesso un efferato delitto ai danni di un ragazzino di 13 anni, Daniel Morcombe. L’uomo aveva sviluppato un’ossessione nei confronti del ragazzino ed alla fine ha deciso di violentarlo, ucciderlo e farlo a pezzi. Ritrovato il corpo a brandelli di Daniel, la polizia ha subito individuato Cowan come possibile colpevole e dopo un breve interrogatorio ha ottenuto la sua confessione. In base alla ammissione dell’uomo sull’atroce delitto ed all’efferatezza del crimine commesso è stata emessa nei confronti di Cowan una condanna all’ergastolo.
La punizione inflitta all’assassino non è stata sufficiente secondo uno dei detenuti del Wolston Correctional Center, Adam Davidson (30 anni), il quale ha deciso di farla pagare a Cowan: il detenuto ha sorpreso Cowan mentre giocava a carte, lo ha trascinato dentro una cella, lo ha legato, lo ha preso a secchiate d’acqua ed alla fine gli ha versato addosso dell’acqua bollente ustionandolo. Fermato nel corso della tortura dalle guardie carcerarie, Davidson ha detto che quella inflitta a Cowan era la pena che meritava. Il detenuto ha dichiarato che si è sentito in obbligo di torturarlo poiché lo ritiene malato, infine ha aggiunto che sin da quando Cowan è stato portato al Wolston ha desiderato che provasse lo stesso dolore che aveva inflitto al bambino ucciso.
Quanto accaduto a Cowan non sorprende, spesso in carcere gli uomini che si sono macchiati di reati aberranti, come pedofilia e omicidi cruenti che vedono coinvolti bambini o donne, vengono presi di mira dagli altri detenuti: il caso più noto e recente riguarda Roy Whiting, un pedofilo che nel 2000 ha abusato e poi ucciso una bambina di otto anni, Sarah Payne. L’uomo nel corso degli anni in carcere è stato preso di mira da diversi compagni di cella che lo hanno ridotto in fin di vita.

F.S.