Spende migliaia di dollari e crea una famiglia unica al mondo

Una mamma ha creato probabilmente una delle famiglie più insolite del mondo. Natalie Lovett, 42 anni, ha speso decide di migliaia di dollari per cercare disperatamente di restare incinta. Ci è riuscita e ora è mamma di tre bambini nate da tre diverse madri. La donna ha trascorso quattro anni sperando di diventare mamma e ha persino avuto un aborto spontaneo. Quando le numerose fecondazioni in vitro sono fallite, ha deciso di spostarsi dalla sua Australia agli Stati Uniti dove gli ovuli e la donazione di spermatozooi sono legali. Un giorno, di ritorno a casa, ha effettuato un test di gravidanza e i suoi sogni si sono finalmente avverati. La piccola Lexie è nata prematura con taglio cesareo, ma ora è felice e sana e ha tre anni e mezzo. I tentativi di Natalie di dare a Lexie un fratello o una sorella, sempre attraverso la fecondazione in vitro, non sono riusciti e così ha deciso di donare i suoi embrioni inutilizzati ad altre famiglie che stavano cercando di avere un figlio. Ha deciso però di farlo ad una condizione: i bambini devono restare tutti in contatto. Sono nate così altri due bambini. Fiona Fagan, rimasta vedova a vent’anni e che è stata colpito da una menopausa precoce, ha viaggiato negli Stati Uniti per essere inseminata con le uova di Natalie. A 47 anni ha così dato alla luce Adeline. Dieci giorni dopo Mia Bee ha accolto il piccolo Sam al mondo dopo aver utilizzato anche lei le uova di Natalie. Sam e Adeline sono felici e sani e hanno 18 mesi. Quindi in termini strettamente genetici tutti e tre i bambini sono figli di Natalie, ma hanno tre mamme diverse. Da questa storia Natalie ha scritto un libro per sensibilizzare la donazione di ovuli: “L’idea folle che avevo avuto, davvero, ha funzionato. Sapevo solo quando sono uscita da quel piano. Ho fatto un test di gravidanza a casa il giorno successivo e guardando l’esito positivo scuotendo la testa dicendo che ‘questo ha funzionato veramente’. Spero che altre persone penseranno ‘wow, sai cosa? Sono giovane, sono sano, forse dovrei donare, è qualcosa che potrei fare'”.